Circa 50mila esemplari di tartarughe marine catturate accidentalmente ogni anno nei mari italiani, di queste verosimilmente oltre 10mila non sopravvivono. La maggior parte viene liberata in mare direttamente dai pescatori mentre alcune centinaia vengono curate nei centri di recupero distribuiti lungo le nostre coste.
Il progetto europeo TartaLife finanziato attraverso il programma Life+, che ha l’obiettivo di ridurre la mortalità delle tartarughe marine durante le attività di pesca professionale, indica il mare Adriatico quale area a maggior rischio (con circa 24mila episodi di cattura all’anno) per le tartarughe marine che frequentano in massa quest’area caratterizzata da bassi fondali ricchi di nutrimento. Tuttavia, anche nello Ionio, nel basso Tirreno e nel Canale di Sicilia le catture accidentali di tartarughe marine sono tutt’altro che rare.
Il rischio maggiore è rappresentato dalle reti da posta utilizzate dalla piccola pesca costiera e dalle reti a strascico, responsabili di oltre 20mila episodi di cattura ciascuno, e dai palangari che, con oltre 8.000 catture all’anno rappresentano uno degli attrezzi da pesca più impattanti.
Negli ultimi anni la conservazione della Caretta caretta, la specie più comune nelle nostre acque inserita nella Direttiva Habitat e protetta da numerose Convenzioni internazionali, ha assunto un aspetto strategico per il bacino Mediterraneo. I pericoli principali per la conservazione della specie sono rappresentati dalle catture accidentali attuate dalla pesca professionale, dal traffico marittimo, dall’ingestione di plastica, da degrado e urbanizzazione delle coste con conseguente danneggiamento dei siti di nidificazione.
Le attività condotte da TartaLife nei primi tre anni di attività stanno fornendo informazioni estremamente utili sulla specie e sulle possibili misure di gestione. In particolare i dati di cattura, le interviste con i pescatori e l’aumento degli interventi dei Centri di Recupero lungo le coste italiane, descrivono una situazione sempre allarmante ma in lieve miglioramento.
“Il 70-80% circa delle tartarughe catturate con reti a strascico ha ottime possibilità di sopravvivenza nel momento in cui i pescatori adottano le procedure che TartaLife sta divulgando attraverso i corsi di formazione – precisa Alessandro Lucchetti del Cnr Ismar – I pescatori che hanno aderito alle attività di progetto ora sanno che cosa fare e come aumentare le probabilità di sopravvivenza delle tartarughe catturate accidentalmente. La mortalità diretta appare più elevata nel caso dei palangari e delle reti da posta ed è per questo che TartaLife sta divulgando fra i pescatori anche l’uso di attrezzi a più basso impatto come gli ami circolari da utilizzare nei palangari e una tipologia di nassa che potrebbe essere utilizzata in alcuni periodi dell’anno in sostituzione delle reti stesse”.
La situazione sembra invece più rosea sul fronte delle nidificazioni grazie anche ad una maggiore attività di monitoraggio delle possibili aree di ovodeposizione. “Le tartarughe Caretta caretta amano nidificare sempre più sulle spiagge italiane – spiega la presidente di Legambiente Rossella Muroni – In Sicilia come in Campania, in Calabria e Sardegna come in Puglia, Lazio e Toscana, la scorsa estate sono stati monitorati ben 58 nidi di tartarughe. Un bel segnale per il nostro Paese e per la salute delle nostre coste, ma anche un monito per tutti noi: le tartarughe marine sono tornate a nidificare in Italia, ora dobbiamo tutelarle e proteggerle. E grazie al lavoro svolto con il progetto TartaLife insieme a Cnr e ai pescatori l’obiettivo potrà essere raggiunto”.
In occasione del World Sea Turtle Day, il 16 giugno, il progetto TartaLife per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di proteggere questi animali, invita cittadini e turisti a visitare i centri recupero delle tartarughe marine, veri e propri ospedali che ogni anno salvano centinaia di esemplari. Domani e nei giorni a seguire, infatti, numerosi Centri, apriranno le porte ai visitatori per illustrare il lavoro di recupero e riabilitazione delle tartarughe catturate e per farli assistere alle liberazioni degli esemplari guariti.
Tra le varie iniziative, le attività di informazione e sensibilizzazione per adulti e bambini che si terranno domani (16 giugno), presso l’Area Marina Protetta Isole Egadi, con la liberazione, presso il Lido Burrone, della tartaruga Caretta caretta Cassiopea, curata nel Centro di primo soccorso di Favignana per ingestione di plastiche, che verrà riaccompagnata in mare dal pescatore che l’aveva trovata quasi in fin di vita e consegnata alle cure degli esperti del Centro.
Sempre domani, nel Parco dell’Asinara (Centro recupero animali marini di Cala Reale), verrà liberata la tartaruga Charlotte, mentre il giorno successivo (17 giugno), a Misano Adriatico (Rimini) sarà possibile partecipare al rilascio in mare aperto di una tartaruga curata dalla Fondazione Cetacea, con possibilità di seguire le operazioni a bordo di una motonave turistica.
Altri esemplari di Caretta caretta, precedentemente recuperati e curati, verranno rilasciati domenica 18 giugno, dal personale del Centro Recupero tartarughe marine di Manfredonia, insieme ai ragazzi del gruppo scout locale.
Il progetto Tartalife (http://www.tartalife.eu/it/tartalife-partecipa-al-world-sea-turtle-day) è finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Life ed è cofinanziato dal ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali – Direzione Generale Pesca e dalla Regione Marche, con lo scopo di tutelare le tartarughe marine. Il progetto è promosso nelle 15 Regioni italiane che si affacciano sul mare; il capofila del progetto è il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) – Istituto di Scienze del Mare di Ancona che coordina le azioni degli altri 6 partner coinvolti, oltre al Consorzio Unimar: Provincia di Agrigento, Ente Parco Nazionale dell’Asinara, Fondazione Cetacea, Area Marina Protetta Isole Egadi, Legambiente, Area Marina Protetta Isole Pelagie. (AdnKronos)
Turtle Day: nei mari italiani ogni anno catture accidentali per 50mila tartarughe
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