Fino a questo momento si pensava che Attila, nel 452, avesse desistito dal continuare con la conquista delle penisola italiana, perché fermato vicino a Verona da Leone I, che gli aveva mostrato la Croce. Molto probabilmente, invece, fu la malaria a fermare il re degli Unni, quando aveva iniziato la sua discesa in Italia. Il Papa, evidentemente, lo avvisò della carestia e dell’epidemia che dilagavano a sud del Po. Gli scavi della Villa romana di Poggio Gramignano, nel comune di Lugnano in Teverina, (Terni) potrebbero confermare questa ipotesi. La stagione di scavi, portati avanti da archeologi di tre universita’ americane, Yale, Stanford e l’Universita’ dell’Arizona, e che termina oggi, ha riportato alla luce alcune tubature e soprattutto altre due tombe di due bambini piccolissimi, che si aggiungono alle altre 49 scoperte a fine anni ’90 nelle stanze-magazzino di questa villa-fattoria molto attiva dal I al secolo a.C. al primo d.C., ma poi diventata, dopo diversi crolli, un cimitero infantile che comprende anche alcuni feti.
Secondo le prime analisi del Dna di quel che resta del loro midollo osseo hanno rivelato la presenza di residui patogeni della malaria che se si dimostrerà, con il procedere delle verifiche, la ragione della morte di tutti quei bambini, sarà la principale testimonianza della gravità di un’epidemia di enorme portata. Si tratta di ipotesi ancora da verificare, dato che segni della malaria, essendo endemica, si potevano comunque riscontrare in tutti. Questo cimitero di bambini piccolissimi resta comunque un mistero, anche perché nelle vicinanze non è ancora stata trovata una necropoli di adulti. La particolarità di un cimitero tutto infantile, con tombe a coppi o sepolture in anfore, per giunta all’interno di una costruzione che doveva essere evidentemente ormai abbandonata, resta comunque un’incognita.
Sarà dunque necessario procedere ad altri scavi. In passato sono stati portati alla luce anche i locali della grande e lussuosa villa padronale, a due piani. Un testo scritto dal professor David Soren, che lavoro’ ai primi scavi negli anni ’90 della Villa ed e’ tornato oggi con altre e piu’ nutrite forze, intitolato ‘A Roman Villa And late Roman Infant Cemetery’ (Ed L’Erma di Bretschneider – 1999), testimonia e formula ipotesi su queste scoperte. Tutti i reperti, compresi quelli pittorici, sono ora conservati nel museo archeologico di Lugnano, per il quale, sempre con l’aiuto delle universita’ americane, si sta approntando una nuova e moderna sede nel centro del paese, celebre per una Collegiata, quella di S. Maria Assunta, che e’ uno degli esempi piu’ puri, noti e incontaminati del romanico.
Queste ville-fattoria sono piuttosto comuni tra le colline umbre, e molte sono ancora da scavare. Esse producevano materie prime per Roma, che venivano trasportate grazie ai vicini fiumi Tevere e Nera, navigabili fino in città. Nella zona erano inoltre presenti fornaci e proliferava la fabbricazione di materiale laterizio di qualità. La nuova campagna di scavi che ha avuto una durata di tre anni e che sta per volgere al termine, sarà aperta al pubblico per un giorno, con gli archeologi che hanno fatto da guida, in concomitanza con l’apertura delle Settimane della Cultura in paese, che prevedono un premio letterario e appuntamenti con libri, musica e teatro sino alla seconda meta’ di agosto.