L’Alta Corte di Londra comincia oggi a esaminare il caso di un britannico 67enne, che soffre di una malattia neurodegenerativa allo stadio terminale e che reclama il diritto a morire “degnamente”. Noel Conway chiede che, quando le sue condizioni di salute si deterioreranno ulteriormente, un medico possa prescrivergli una dose di farmaco letale senza che subisca conseguenze penali: in realtà al momento qualunque medico rischierebbe 14 anni di prigione.
A Conway è stata diagnosticata la malattia nel 2014 e i medici ritengono che gli resti al massimo un anno di vita, ma in condizioni molto precarie. Ecco perché l’uomo, docente universitario in pensione, in piena salute, fino a qualche anno fa appassionato di sport e sci, reclama il diritto di potersi congedare dai suoi cari “al momento giusto” e non quando sara’ ridotto “come uno zombi”.
Al momento non è in grado camminare e necessita frequentemente dell’aiuto di una macchina per respirare: la malattia rischia di seppellirlo nel suo stesso corpo. “Sarò tetraplegico, di fatto catatonico, magari incastrato nella sindrome del chiavistello“, quella che di intrappola nel corpo, “un inferno vivente”: “E’ una prospettiva che non posso accettare”, ha detto alla Bbc.
Nel 2015 il Parlamento britannico boccio’ le proposte per autorizzare la morte assistita in Inghilterra e Galles e quella e’ stata la prima volta che si votava sulla questione. Il caso dovrebbe tenere impegnati i giudici britannici alcuni giorni e prevedibilmente la sentenza si conoscera’ in autunno.