La Fondazione Gimbe torna all’attacco sul peso degli sprechi nella sanità pubblica italiana: 22,51 miliardi di euro nel 2016, ha stimato il secondo Rapporto sulla sostenibilità del Ssn, presentato nelle scorse settimane a Roma. E anche se “sulle stime non sono mancate le critiche, nonostante l’accurata descrizione della metodologia – precisa la Fondazione – e il riferimento esplicito al report Ocse ‘Tackling Wasteful Spending on Health’ che nel gennaio 2017 ha confermato che circa un quinto della spesa sanitaria apporta un contributo minimo o nullo al miglioramento della Salute delle persone”, oggi Gimbe rilancia diffondendo i contenuti dell’Appendice 1 del report. E’ relativa al capitolo ‘Frodi e abusi’, una delle 6 categorie individuate come responsabili del totale sprechi, e mappa “53 tipologie organizzate in 9 categorie” che, stando all’analisi della Fondazione, ‘bruciano’ “oltre 5 miliardi di euro”. “La categoria di sprechi ‘Frodi e abusi’ – afferma Nino Cartabellotta, presidente Gimbe – erode circa 4,95 miliardi di euro (il range va da 3,96 a 5,94 mld) tramite fenomeni corruttivi e/o comportamenti opportunistici condizionati da conflitti di interesse, che non configurano necessariamente reato o illecito amministrativo – puntualizza – ovvero non sempre sono condotte perseguibili per legge. Di conseguenza abbiamo deciso di ‘esplodere’ in maniera analitica questa categoria, per diffondere la consapevolezza che alcuni comportamenti non possono essere più accettati solo perché ‘così fan tutti'”. Partendo dalle iniziative istituzionali realizzate dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali-Agenas e dall’Autorità nazionale anticorruzione-Anac – riporta la Fondazione – la ‘Tassonomia Gimbe’ (www.rapportogimbe.it/tassonomia_frodi_abusi), integrando fonti internazionali, casistiche giurisprudenziali, fatti e fenomeni nazionali, identifica appunto “ben 53 tipologie di frodi e abusi organizzati in 9 categorie: policy making e governance del sistema sanitario; regolamentazione del sistema sanitario; ricerca biomedica; marketing e promozione di farmaci, dispositivi e altre tecnologie sanitarie; acquisto di beni e servizi; distribuzione e stoccaggio di prodotti; gestione delle risorse finanziarie; gestione delle risorse umane; erogazione dei servizi sanitari”. “Scorrendo l’elenco dei singoli fenomeni – aggiunge Cartabellotta – risulta evidente che da un lato tutti gli attori del sistema sanitario sono coinvolti (politica, management, professionisti sanitari, cittadini e pazienti), e che dall’altro è difficile, se non impossibile, introdurre misure preventive per molti abusi che non rappresentano reati o illeciti amministrativi, ma sono di fatto alimentati da conflitti di interesse e scarsa etica professionale”. “Il motivo principale di stupore – commenta il presidente della Fondazione – è costituito dall’inverosimile convivenza di oltre 20 miliardi di sprechi con un finanziamento pubblico tra i più bassi d’Europa e, tutto sommato, servizi sanitari di livello elevato”. “Eppure – nota Cartabellotta – da una lettura attenta del Rapporto Gimbe”, sul quale era intervenuto anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin con una lettera al ‘Corriere delle Sera’, “si evince che gli sprechi si annidano nell’erogazione di beni e servizi e nella pianificazione e organizzazione dell’assistenza sanitaria, mentre la scure del finanziamento pubblico si è abbattuta principalmente sul personale che, tra blocco delle assunzioni e mancato rinnovo di contratti e convenzioni dal 2009, rappresenta una voce di spesa stabile per il Ssn”. Il II Rapporto Gimbe sulla sostenibilità del Ssn, tengono a evidenziare dalla Fondazione, ha enfatizzato “il notevole impegno di Agenas e Anac che hanno messo in campo diverse misure di prevenzione: dal Protocollo d’intesa Anac-Agenas al Protocollo d’intesa ministero della Salute-Anac; dal Piano nazionale anticorruzione del 2012, poi aggiornato nel 2015 e nel 2016, agli specifici approfondimenti tra cui le ‘Linee guida per l’adozione dei codici di comportamento negli enti del Ssn’ e la ‘Modulistica standard per la dichiarazione pubblica di interessi da parte dei professionisti del Ssn'”. “Strumenti fondamentali – riconosce il Gimbe – che, se uniformemente adottati, potrebbero ridurre una quota consistente di abusi non conseguenti a reati o illeciti amministrativi”. “L’Osservatorio Gimbe per la sostenibilità del Ssn – conclude Cartabellotta – ha identificato nel monitoraggio analitico di frodi e abusi una priorità per il biennio 2017-2018: in un momento particolarmente critico per la sostenibilità del servizio sanitario, questo tipo di sprechi non è più tollerabile non solo per ragioni economiche, ma soprattutto etiche. Ecco perché chiediamo a tutti di contribuire attivamente attraverso la consultazione pubblica del Rapporto Gimbe aperta sino al 30 settembre”.