Sanità: liste d’attesa sempre più lunghe, 122 giorni per una mammografia

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Continua a crescere la spesa sanitaria privata degli italiani. Nel 2016 è arrivata a 37,3 miliardi di euro, sborsati in grandissima parte direttamente dalle famiglie. D’altra parte, la spesa pubblica in rapporto al Pil rimane al di sotto di altri grandi Paesi europei: da noi è pari al 6,8% del Pil, in Francia arriva all’8,6%, in Germania al 9%. Non solo. E’ salito a 12,2 milioni il numero di persone che nell’ultimo anno hanno rinunciato o rinviato almeno una prestazione sanitaria per ragioni economiche, ben 1,2 milioni in più rispetto all’anno precedente. Non è roseo il quadro tracciato dal VII Rapporto Rbm-Censis sulla sanità pubblica, privata e intermediata.
Pubblicata oggi e presentata in occasione del Welfare Day 2017 con il patrocinio del ministero della Salute, l’indagine evidenzia come “il miracolo del recupero di sostenibilità finanziaria del servizio sanitario di tante Regioni ha impattato sulla copertura per i cittadini. Il più alto ricorso alla sanità pagata di tasca propria ha come contraltare il fatto che chi non ce la fa economicamente è costretto alla rinuncia o al rinvio di prestazioni”. E, secondo la ricerca, le difficoltà di accesso al sistema pubblico sono aumentate.
Le liste d’attesa sono sempre più lunghe. I dati indicano che per una mammografia si attendono in media 122 giorni (60 in più rispetto al 2014) e nel Mezzogiorno l’attesa arriva in media a 142 giorni. Per una colonscopia passano in media 93 giorni (6 giorni in più rispetto al 2014), ma al Centro di giorni ce ne vogliono mediamente 109. Per una risonanza magnetica si attendono in media 80 giorni (6 giorni in più rispetto al 2014), ma al Sud sono necessari 111 giorni. Per una visita cardiologica l’attesa media è di 67 giorni (8 giorni in più rispetto al 2014), ma l’attesa sale a 79 giorni al Centro. Per una visita ginecologica si attendono in media 47 giorni (8 giorni in più rispetto al 2014), ma ne servono 72 al Centro. Per una visita ortopedica 66 giorni (18 giorni in più rispetto al 2014), con un picco di 77 giorni al Sud. In questo contesto si inserisce la sanità integrativa, che “potrebbe mettere in moto risorse pari a 15 miliardi di euro l’anno, come confermato anche dalle proiezioni di Rbm”.

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