Sanità, rinunce a cure per motivi economici: “I dati Istat contraddicono quelli Censis”

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Secondo uno studio Censis-Rbm Assicurazione Salute 12,2 milioni di italiani avrebbero rinunciato a prestazioni sanitarie (almeno una volta l’anno) per motivi economici. Il ministero della Salute sottolinea in una nota come “il dato di 12,2 milioni sia una mera proiezione in valori assoluti dei risultati di un’indagine campionaria su 1.000 cittadini ai quali e’ stato chiesto se, nel corso dell’anno, avessero rinunciato o rinviato ad almeno una prestazione sanitaria senza pero’ specificarne tipologia ed effettiva urgenza”.

“Per questo riteniamo improprio parlare genericamente di 12,2 milioni di italiani che rinunciano alle cure per motivi economici anche perche’ il dato e’ in evidente contrasto con due precedenti indagini Istat effettuate su vastissima scala – sottolinea il dicastero -. In primis il Rapporto annuale Istat 2017 (fonte Istat-Eu Silc che si basa su un campione di circa 29 mila famiglie, per un totale di quasi 70mila individui) che riporta come la quota di persone che ha rinunciato a una visita specialistica negli ultimi 12 mesi perche’ troppo costosa e’ stata pari al 6,5% della popolazione (3,9 milioni di persone). Un’ulteriore discrepanza si rileva poi confrontando il dato Censis-Rbm con l’indagine europea (Fonte: Costa, Cislaghi, Rosano/ Indagine Istat-Eu Silc) secondo cui sono meno di cinque milioni, cioe’ meno della meta’ delle stime dichiarate dal Censis-Rbm, gli italiani che hanno rinunciato a una o piu’ prestazioni sanitarie”.

“Tra l’altro il confronto internazionale evidenzia che la percentuale italiana della popolazione che ha dichiarato di aver rinunciato a una prestazione sanitaria per motivi economici e’ in linea con la realta’ europea: Italia 7,8%, Svezia 9,2%, Francia 6,3%, Danimarca 6,9%, Germania 5,4% (i valori sono riferiti al 2014 ed alla popolazione dai 16 anni in su aggiustata per eta’ e genere sulla media europea)”, conclude il ministero della Salute.

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