Dopo il caldo africano intenso dei giorni scorsi lo scorso fine settimana la natura ha messo in campo tutta la sua dinamicità, ricordandoci come l’estate non sempre è sinonimo di bel tempo e stabilità. L’enorme quantità di calore latente che nei giorni scorsi si è accumulata nei bassi strati, in prossimità del terreno, sopra l’Italia centro-meridionale ha funto da detonatore per lo scoppio di una intensa attività convettiva, favorendo lo sviluppo di una multitudine di sistemi temporaleschi a mesoscala che hanno flagellato le regioni adriatiche, quelle del basso Tirreno, fra Calabria e Sicilia, e parte di quelle ioniche. L’intrusione dell’aria più fresca, in discesa dall’Europa centro-orientale, ha di fatto interagito con questo strato di aria molto calda, di origine sub-tropicale continentale, riuscendo a scalfirlo e a scalzarlo verso l’alto, tramite l’innesco di violente correnti ascensionali che hanno costruito imponenti nubi cumuliformi, alte più di 11-12 km, dando la stura a spettacolari manifestazioni temporalesche, condite da innumerevoli fulminazioni e forti raffiche di vento (spesso confuse con trombe d’aria).
Ma la forza che ha reso questi fenomeni temporaleschi cosi intensi è stata rappresentata dalla gran quantità di calore, inteso come “energia potenziale“, che da giorni si era accumulata nei bassi strati, durante l’incursione del robusto promontorio anticiclonico sub-tropicale nord-africano, che per giorni e giorni ha contribuito a “comprimere” le masse d’aria verso i bassi strati, deumidificandole e scaldandole ulteriormente per “compressione adiabatica“.
Una volta affluita in quota l’aria decisamente più fresca, con il calo dei valori di geopotenziale in quota e l’allentamento del regime anticiclonico, tale “energia potenziale“, accumulata per intere giornate sul terreno, sotto l’azione di “compressione” dell’alta pressione sub-tropicale, improvvisamente libera di muoversi (visto il venire meno del promontorio anticiclonico e il calo dei geopotenziali in quota) ha cominciato a trasformarsi in “energia cinetica“, attraverso l’attivazione di turbolenti moti convettivi (forti correnti ascensionali) che hanno sospinto l’aria calda (accumulata per giorni nei pressi del suolo) verso le quote superiori della troposfera, agevolando la formazione di imponenti annuvolamenti cumuliformi, forieri di piogge e temporali.
In questo caso l’”energia cinetica” ha contribuito allo sviluppo dell’intensa attività temporalesca di questi ultimi giorni. L’enorme quantità di calore, ceduta all’atmosfera, ha determinato la nascita di “updrafts” molto potenti, visto il potenziale termico presente nei bassi strati (aria molto calda d’origine sub-tropicale continentale), che hanno contribuito a far esplodere verso l’alto i cumulonembi, facendogli raggiungere delle altezze considerevoli, ben oltre i 10-12 km di spessore. Molti di questi cumulonembi temporaleschi, frutto dell’”energia cinetica” messa in moto dall’intrusione fresca dai quadranti settentrionali, spingendosi fino ai limiti della troposfera, sono stati spazzati dai forti venti in quota legati al ramo secondario del “getto polare” che hanno portato le sommità di queste imponenti nubi torreggianti a notevole distanza dalla base dei cumulonembi, causando anche una importante perdita di aria (dalla sommità) sospinta dal “getto” stesso.
In questi casi, per la perdita di molta aria pilotata dai bassi strati dai moti ascensionali, la “Cellula temporalesca” è costretta a richiamare altra aria calda dall’ambiente circostante, intensificando notevolmente il temporale che può divenire veramente forte, apportando precipitazioni molto forti accompagnate da impetuose raffiche di vento prodotte dai “downbursts” (forti correnti discendenti che raggiungono il suolo e tendono a divergere orizzontalmente in più direzioni). Questo è il caso del sistema temporalesco a mesoscala che nella giornata di ieri ha investito la Calabria centro-meridionale e la Sicilia, apportando forti rovesci temporaleschi, caratterizzati da elevati indici di rain/rate, che hanno determinato vasti allagamenti e persino un’alluvione lampo a Scilla, presa in piena dal nucleo centrale del vasto “Cluster temporalesco” (aggregato di più “Celle temporalesche”), supportato nei bassi strati dall’aria molto umida aspirata dalle calde acque superficiali del Tirreno meridionale.
Giunto in prossimità delle coste della Sicilia nord-orientale e della Calabria meridionale il sistema temporalesco a mesoscala ha assunto le caratteristiche di un “QLCS”, ossia un “Quasi-linear convective system”, dotato al proprio interno di “Cellule temporalesche” particolarmente intense, foriere di piogge, accompagnate da una attività elettrica a fondoscala e da “microbursts”, con raffiche capaci di oltrepassare anche la soglia dei 90 km/h. Questo processo, appena descritto, già oggi andrà ad esaurirsi, ora che l’”energia potenziale“, rappresentata dall’aria calda preesistente nei bassi strati, si sarà del tutto scaricata in “energia cinetica“, tramite l’attività convettiva, derivata dal “forcing” termico e da un “forcing” dinamico in quota, con gli ultimi temporali che hanno colpito l’estremo sud peninsulare e la Sicilia.