Ambiente, CNR: il cielo ci dice che tempo farà

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Con il progredire della scienza e della tecnologia, osservare il cielo per analizzare i fenomeni atmosferici è diventata un’attività svolta da molti ricercatori che, attraverso strumenti più o meno sofisticati, sono in grado di monitorare la situazione meteorologica. Il continuo progresso in questo campo scientifico – spiega Claudia Ceccarelli sull’Almanacco della Scienza del CNR – ha permesso osservazioni sempre più dettagliate, basti pensare alle campagne di misure effettuate da satellite. Queste ultime svolgono un ruolo chiave nella meteorologia, poiché consentono di osservare i processi meteorologici dell’atmosfera 24 ore su 24 e sono in grado di fornire un’immagine precisa di tali processi che riguardano aree molto vaste della Terra e di trasmettere i dati acquisiti quasi in tempo reale.

“I dati per lo studio del clima atmosferico e dei suoi impatti provengono sia da osservazioni sia da esperimenti numerici e rappresentano gli ingredienti di base del metodo scientifico galileiano”, spiega  Federico Fierli dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr. “Per poter identificare le variazioni, le misure devono soddisfare requisiti stringenti: stabilità per poter confrontare i dati del passato con quelli odierni; copertura geografica per poter identificare cambiamenti significativi su scala nazionale, continentale e globale. Esse devono inoltre essere complete, devono cioè coprire una vasta serie di parametri, da quelli fisici e termodinamici (temperatura, umidità, precipitazione, radiazione solare, vento) a quelli di composizione dell’atmosfera (gas climalteranti, inquinanti, particolato atmosferico), per permettere una migliore comprensione del funzionamento del sistema climatico, che vede interagire fra loro tutte queste componenti”.

Un’attività certosina da parte dei ricercatori, spesso impegnati nella costruzione di nuovi strumenti, nella loro manutenzione e nelle attività di validazione e diffusione rapida ed efficace dei dati. “In questo quadro, lo sforzo che il Cnr conduce nelle campagne di misura al suolo e da satellite è quotidiano e spesso viene svolto in luoghi poco accessibili ma fondamentali per il clima terrestre: i Poli, l’Himalaya e le regioni tropicali. Alle osservazioni si affiancano poi i modelli numerici, sempre più raffinati, che permettono di effettuare esperimenti per attribuire le cause del cambiamento climatico, per valutarne gli impatti sul territorio e per formulare preziose e difficili previsioni”, prosegue Fierli.

Bisogna però distinguere tra previsioni climatiche e il tempo meteorologico. “Il meteo può essere considerato la fotografia istantanea di uno stato in continua evoluzione dell’atmosfera, mentre il clima è una statistica di eventi in una stagione definita e in una scala temporale dell’ordine almeno di decine di anni”, aggiunge Chiara Cagnazzo dell’Isac-Cnr. “A differenza delle previsioni meteorologiche, quelle climatiche non possono fornire indicazioni per un determinato giorno e in un sito specifico con mesi di anticipo, ma rappresentano piuttosto un insieme di possibili evoluzioni del clima per la stagione successiva e possono essere interpretate come una deviazione del sistema da uno stato medio. Una previsione stagionale può, ad esempio, dire se la prossima stagione sarà più o meno calda o più o meno piovosa rispetto a un periodo medio di riferimento e con quale probabilità”.

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