Caldo, incendi e siccità: situazione drammatica. Per l’Italia una catastrofe ambientale senza precedenti, “è un disastro”

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L’emergenza caldo continua e l’Italia soffre le ripercussioni sugli incendi e siccità: la situazione sta precipitando di ora in ora, fino a diventare catastrofica per l’ambiente e in molti casi anche per la popolazione. Intanto è un’altra giornata di fuoco in tutto il Paese, e soprattutto al Centro/Sud con temperature che si apprestano a sfondare il muro di +40°C in varie località soprattutto tra Sardegna, Calabria e Sicilia. Alle ore 13:00 avevamo già
+38°C a Barumini, +37°C a Mazara del Vallo, Caltagirone, Paternò, Lentini, Rende, Iglesias, Pomarico e Carbonia, +36°C a Siracusa, Trapani, Agrigento, Tarquinia, Piazza Armerina, Comiso, Montescaglioso e Marconia, +35°C a Taranto, Cagliari, Benevento, Foggia, Matera, Gradoli, Pomigliano d’Arco, Pisticci, Tuglie, Taurisano, Soverato, Modica, Caltanissetta, Marsala, Sciacca, Licata, Gela, Noto, Corleone e Cerignola, +34°C a Roma, L’Aquila, Pescara, Cosenza, Sassari, Frosinone, Oristano e Campobasso.

Caldo, incendi e siccità: Italia a secco

La siccità non ha precedenti: fiumi e laghi sono a secco ovunque. Eloquenti le immagini scattate dallo Spazio, dai satelliti o dall’astronauta Paolo Nespoli: fotografano un’Italia completamente gialla, rinsecchita, desertica. Ne risentono pesantemente l’agricoltura e le risorse idriche, ma anche la natura nella sua biodiversità faunistica. I grandi laghi del Nord sono tutti sotto le medie stagionali e stanno avvicinandosi ai minimi storici (Iseo: 15% della capacità; Garda: 20,8%; Como: 20%; Maggiore: 25,5% della capacità); al Sud sono soprattutto Calabria e Basilicata ad evidenziare un calo del 40% nelle scorte idriche, trattenute nei principali invasi. I suoli si stanno essiccando anche a livello profondo con danni significativi per la sostanza organica e la fertilità dei terreni agricoli: i processi di desertificazione iniziano proprio con il ripetersi  frequente di condizioni climatiche come quella di quest’anno.

Caldo, incendi e siccità: l’allarme lanciato dall’ANBI

La pressione sulle risorse idriche è massima in tutto il mondo – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – È molto diverso registrare una caduta di un centinaio di millimetri di pioggia in poche ore o spalmata su più giorni; si rischia così la continua alternanza tra i danni causati da rovesci temporaleschi  di estrema violenza  e lunghi periodi di totale mancanza di precipitazioni, che si traducono in cali di produzione agricola oltre che di sofferenza per l’ambiente”.

Una possibile risposta è nella creazione di nuovi invasi: ANBI ha presentato, d’intesa con la Struttura di Missione #italiasicura, un piano ventennale per la realizzazione di 2.000 nuovi bacini, grazie ad un investimento di 20 miliardi di euro; i primi 218 progetti, redatti dai Consorzi di bonifica, sono già definitivi ed esecutivi. “All’inizio dell’autunno – conclude il Direttore Generale ANBI, Massimo Gargano i Consorzi di bonifica riproporranno l’annuale report per la riduzione del rischio idrogeologico; mettere in sicurezza il territorio da siccità ed alluvioni può essere un importante volano anche per la ripresa economica.”

Caldo, incendi e siccità: boom di roghi in corso, arrivano gli aiuti dall’estero

E’ un’anomalia climatica spaventosa che sta provocando gravi criticità. I Vigili del Fuoco hanno comunicato poco fa che sono in corso 105 incendi di vegetazione, tra boschi e sterpaglie, in varie località. A causa del boom di richieste, l’Italia ha chiesto a Bruxelles l’attivazione del Meccanismo Europeo di Protezione civile e stamattina sono atterrati a Ciampino due canadair e un terzo mezzo di supporto del modulo aereo antincendio boschivo della Repubblica Francese. I due canadair, dal pomeriggio di oggi, opereranno a supporto dei velivoli della flotta antincendio dello Stato, volando in formazione con i canadair italiani per concorrere alle operazioni di spegnimento dei numerosi roghi che stanno interessando il nostro territorio, in particolare le regioni centro-meridionali. La Protezione civile fa sapere che si profila, infatti, un’altra giornata impegnativa sul fronte della lotta attiva agli Incendi boschivi, soprattutto nel centro-sud dell’Italia, con gli equipaggi di Canadair ed elicotteri della flotta aerea dello Stato, coordinati dal Dipartimento della Protezione Civile, impegnati già dalle prime luci del giorno a supporto delle operazioni svolte dalle squadre a terra e dai velivoli regionali. Nel corso della mattinata il Centro Operativo Aereo Unificato (COAU) del Dipartimento ha ricevuto 24 richieste di concorso aereo. In particolare, 6 sono pervenute dalla Campania e dal Lazio, 4 dall’Abruzzo, 3 dalla Calabria, 3 dalla Sicilia, 2 dalla Basilicata e 1 dal Molise. L’impegno dei velivoli disponibili è attualmente concentrato, in accordo con le regioni, sulle situazioni più critiche. L’intenso lavoro svolto dai piloti dei mezzi aerei – 12 Canadair e 9 elicotteri del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco oltre a un elicottero della Difesa – ha permesso di mettere sotto controllo o spegnere, finora, 5 roghi e le attività di lancio di acqua e liquido ritardante ed estinguente proseguiranno finché le condizioni di luce consentiranno di operare in sicurezza.

Caldo, incendi e siccità, sulla Majella un’emergenza gravissima

Tra le zone più colpite dagli incendi, ci sono molti parchi e riserve naturali. Come già accaduto sul Vesuvio nei mesi scorsi, adesso è l’Abruzzo a pagare il prezzo più grande per i roghi che stanno devastando la Majella. Stamattina presso la sede del Centro operativo comunale (Coc) di Sulmona alla presenza del prefetto dell’Aquila, Giuseppe Linardi, e del presidente della Regione Luciano D’Alfonso, si è tenuto un vertice per fare il punto sulla situazione del Monte Morrone. L’emergenza e’ totale nella Valle Peligna dopo la propagazione dei nuovi Incendi nei territori dei Comuni di Prezza e Cocullo. I Vigili del fuoco e la polizia locale da questa notte sono in azione a Prezza, cosi’ come i Canadair che hanno ripreso a operare da questa mattina. “E’ stato eseguito un ottimo lavoro soprattutto sul versante San Giovanni evitando che il fuoco arrivasse sulla strada ed alle abitazioni adiacenti“, afferma il sindaco di Prezza Marianna Scoccia. E’ stato trovato un innesco non acceso. Alle 6 e’ partita la squadra di 20 volontari del COC di Prezza. Il sindaco ed il capo squadra dei Vigili del Fuoco hanno già perlustrato l’intera area. “Siamo in attesa di altre squadre di Vigili del Fuoco e di personale dell’esercito – conclude il sindaco – e la situazione non è facile“.

Caldo, incendi e siccità, inferno di fuoco in Calabria: arriva l’esercito nel cosentino

Situazione critica anche in Calabria, dove da stamattina opera anche un elicottero “Sirio” del 2° Reggimento Aviazione dell’Esercito è impegnato per contrastare la situazione drammatica nel cosentino. A seguito dell’incendio di Rose, centro assediato dalle fiamme da settimane, che poi si e’ propagato anche nel territorio di Castiglione Cosentino, è stata evacuata una clinica per lungodegenti. “E’ una vera guerriglia, quella che stiamo subendo – dice Mario Bria, sindaco di Rosee abbiamo bisogno di mezzi straordinari da parte del governo. E’ una vera guerra e lo Stato sta dimostrando di non saper rispondere. Se non arrivano soccorsi maggiori a breve brucerà l’intero paese“. Il sindaco conferma di aver avuto anche l’aiuto dell’Esercito nella giornata di ieri. Ieri i roghi più vasti hanno interessato San Fili e Rose. A San Fili, il fuoco sembrerebbe sotto controllo, ma ha destato preoccupazione per tutta la notte. Al momento c’e’ in azione anche un canadair, oltre alle squadre dei vigili del fuoco a terra. Distrutte dalle fiamme anche alcune masserie. Per fortuna non si sono registrati feriti. A Rose, le fiamme sono arrivate a lambire il centro abitato e perfino la casa comunale. Diverse abitazioni sono state evacuate. Anche oggi sul posto sono in azione diverse squadre dei vigili del fuoco, protezione civile e Calabria verde, oltre a due elicotteri.

Caldo, incendi e siccità, continua il rogo del Monte Giano nel Lazio

Grave la situazione anche sul Monte Giano, nel Lazio. “Oggi sarà un’altra giornata di passione, come quella di ieri dalla quale usciamo completamente sconfitti da condizioni del terreno e meteorologiche terribilmente sfavorevoli. Il fronte di fuoco ormai interessa 3 comuni differenti e non so più ormai quanto possa servire chiedere di raddoppiare o triplicare i mezzi e gli uomini, cosa che in ogni caso continuerò a fare“. E’ quanto scrive sulla sua pagina Facebook il sindaco di Antrodoco (Rieti), Alberto Guerrieri, in merito all’incendio che dalla scorsa settimana sta interessando il Monte Giano e che ha già distrutto la pineta ‘Dux’. “Per quanto mi riguarda – aggiunge il primo cittadino – concentrerò i miei sforzi sull’incolumità dei cittadini e sulla salvaguardia delle loro case, quindi ho chiesto alla Protezione civile di mettersi a presidio della statale 17 con i suoi 2 moduli affiancando le squadre dei Vigili del fuoco. Ringrazio i volontari, i militari, i Vigili del fuoco ed i semplici cittadini che ieri hanno tentato la bonifica del territorio ma chiederò di sospendere questo tipo di attività fino a quando non ci siano condizioni di sicurezza migliori. Ho infine dato disposizione ai vigili urbani e a tutte le forze dell’ordine – conclude il sindaco di Antrodoco – di incrementare i controlli su tutte le strade di accesso ai boschi, e’ incredibile che nonostante il disastro i piromani siano ancora in azione“.

Caldo, incendi e siccità, per ricostruire i boschi andati in fumo ci vorranno almeno 15 anni, agricoltura k.o.

Con oltre 120mila ettari andati a fuoco nel 2017 in Italia gli Incendi sono praticamente triplicati rispetto alla media dei 10 anni precedenti spinti dalla siccità, dall’incuria e dall’abbandono dei boschi divenuti facile preda dei piromani. Lo afferma la Coldiretti nel sottolineare che ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi andati a fuoco con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo ed un costo per la collettività stimabile in circa diecimila euro all’ettaro percorso dalle fiamme. Una situazione favorita – sottolinea l’associazione degli agricoltori – da una estate che si chiude con una ulteriore ondata di caldo torrido in un mese di agosto con temperature massime sono risultate superiori di 3,9 gradi la media mentre le precipitazioni sono in calo del 62,3% nella prima decade, dopo che la temperatura massima è stata superiore alla media di 1,2 gradi a luglio e di 3,1 gradi a giugno mentre le precipitazioni sono state inferiori rispettivamente del 41,6% a del 31,5%, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ucea. Oltre alla drammatica perdita di vite umane, gli Incendi – sostiene la Coldiretti – hanno pesanti effetti dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversità (distrutte piante e uccisi animali) e alla distruzione di ampie aree di bosco che sono i polmoni verdi del Paese e concorrono ad assorbire l’anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici. Nelle foreste andate a fuoco – si legge ancora in una nota – saranno impedite anche tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono a settembre decine di migliaia di appassionati. Insieme alle disdette provocate in molti agriturismi sono gravi anche i danni diretti registrati alle coltivazioni agricole, le perdite di animali con la distruzione di numerosi fabbricati rurali. Anche specialità alimentari tradizionali sono andate perse come vigneti, oliveti e pascoli. Un costo drammatico che l’Italia è costretta ad affrontare perché, secondo l’associazione degli agricoltori, è mancata l’opera di prevenzione con 12 miliardi di alberi dei boschi italiani che, a causa dell’incuria e dell’abbandono, sono diventati infatti vere giungle ingovernabili in preda ai piromani. Siamo di fronte – spiega la Coldiretti – all’inarrestabile avanzata della foresta che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai più di 1/3 della superficie nazionale con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza. E’ praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia la superficie coperta da boschi che oggi interessa 10,9 milioni di ettari, ma sono alla mercé dei piromani – si trova ancora scritto – la maggioranza dei boschi italiani che, per effetto della chiusura delle aziende agricole, si trovano ora senza la presenza di un agricoltore che possa gestirle. “Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. “Occorre cogliere le opportunità offerte dalla legge di orientamento che invita le pubbliche amministrazioni a stipulare convenzioni con gli agricoltori per lo svolgimento di attività funzionali alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale”, ha aggiunto. Secondo le elaborazioni della Coldiretti, sono questi i principali danni arrecati dai roghi: costo degli interventi per emergenza; erdita di biodiversità per danni alla fauna e alla flora con boschi di querce, di faggio, di castagno, di cerro ma anche funghi ed erbe aromatiche; impedite nelle aree a fuoco tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono a settembre decine di migliaia di appassionati; difficoltà per turismo e agriturismo per calo delle presenze nelle aree coinvolte; danni diretti alle coltivazioni, perdite di animali, distruzione di numerosi fabbricati rurali con perdita anche di specialità alimentari tradizionali come vigneti, oliveti e pascoli.

Caldo, incendi e siccità, l’Ispra chiede di limitare la caccia per tutelare le specie selvatiche

Limitare il più possibile la caccia, poiché le specie selvatiche sono state messe a dura prova da siccità e incendi. Lo raccomanda l’Ispra, l’istituto di ricerca del Ministero dell’Ambiente, in una nota inviata a tutte le Regioni italiane e pubblicata sul suo sito. “Il 2017 – scrive l’Ispra – e’ stato caratterizzato da temperature massime assai elevate e prolungati periodi di siccità”, oltre a “una drammatica espansione sia del numero degli incendi sia della superficie percorsa dal fuoco (+260%)”. Questo “comporta una condizione di rischio per la conservazione della fauna”. Di conseguenza, “si ritiene che, in occasione della prossima apertura della stagione venatoria, vadano assunti provvedimenti cautelativi atti a evitare che popolazioni in condizioni di particolare vulnerabilità possano subire danni”. L’Ispra consiglia alle Regioni di sospendere l’allenamento dei cani da caccia (che stressa la fauna selvatica), vietare la caccia da appostamento (che si svolge presso gli scarsi punti di abbeverata rimasti), posticipare all’inizio di ottobre o limitare numericamente la caccia agli uccelli acquatici (come le anatre) e alle specie oggetto di ripopolamento (come lepri e fagiani), vietare per due anni la caccia nelle zone colpite da incendi. Il posticipo della stagione venatoria a causa della siccità e degli incendi e’ stato chiesto nei giorni scorsi dalle principali associazioni ambientaliste e animaliste.

Caldo, incendi e siccità, grande preoccupazione per l’arrivo del maltempo autunnale

La più grande preoccupazione all’orizzonte è quella legata al maltempo autunnale in arrivo già a partire dalla prossima settimana. Le forti piogge che arriveranno all’improvviso sul Paese dopo mesi di siccità, troveranno terreni impermeabilizzati dalla cenere che ricopre molte zone del Paese, dove si sono verificati gli incendi di questa terribile estate. Il suolo, quindi, non beneficerà delle prime piogge e, anzi, la siccità si aggraverà ulteriormente, mentre a valle si riverseranno ingenti quantità d’acqua che provocheranno inondazioni, frane e smottamenti con pesanti alluvioni. Inoltre il caldo persistente da mesi ai bassi strati e le temperature elevatissime dei mari, la cui acqua sfiora i +30°C soprattutto nel basso Tirreno e nell’Adriatico centrale, alimenteranno fenomeni meteorologici ancor più violenti (molto probabile la formazione di cicloni di natura tropicale nel corso dei prossimi 3-4 mesi).

La speranza è ovviamente quella che non accada nulla di grave, ma un Paese civile e sviluppato ha il dovere di farsi trovare pronto nel fronteggiare le emergenze (annunciate) come quelle che si stanno verificando in queste settimane, e che inevitabilmente si verificheranno nelle prossime. Alle autorità competenti, quindi, il compito di provvedere per tempo ad adottare tutte le misure necessarie per limitare i danni dalle avversità dettate dal clima.

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