Gi Stati Uniti hanno inviato formalmente una comunicazione all’Onu, nella quale confermano l’intenzione di ritirarsi dall’Accordo sul Clima di Parigi: lo rende noto il Dipartimento di Stato USA, che sottolinea come Washington continuerà a partecipare ai colloqui durante il processo di ritiro, che dovrebbe durare almeno tre anni. “Gli Stati Uniti sostengono un approccio equilibrato a politiche sul clima che abbassino le emissioni promuovendo la crescita economica e garantendo la sicurezza energetica. Trump è aperto ad impegnarsi nuovamente nell’Accordo di Parigi se verranno definiti termini più favorevoli al Paese, alle sue imprese, ai lavoratori e ai contribuenti“.
Ai sensi dell’articolo 28 dell’Accordo di Parigi, una parte puo’ ritirarsi in qualsiasi momento dopo tre anni dalla data in cui l’accordo e’ entrato in vigore nel Paese, e tale revoca avra’ effetto dopo un anno dalla data di ricezione da parte del Depositario della notifica di recesso. Gli Stati Uniti hanno accettato l’intesa il 3 settembre 2016, e l’accordo e’ entrato in vigore per gli Usa il 4 novembre 2016.
“La decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’Accordo di Parigi è una grande delusione“: lo ha dichiarato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. “E’ fondamentale che gli Usa rimangano leader sul Clima e lo sviluppo sostenibile“. “Il cambiamento climatico ha un impatto ora“.
Quindi Donald Trump non potrà denunciare ufficialmente l’accordo prima di fine 2019. Fino ad allora, “a meno che gli Stati uniti non trovino le condizioni per un loro ritorno”, Washington può solo sottoporre alle Nazioni Unite “una comunicazione scritta formale del loro ritiro”. “Come ha detto il presidente”, “egli è aperto a tornare nell’accordo di Parigi, se gli Stati Uniti troveranno le condizioni più favorevoli per la loro economia, i loro cittadini e i loro contribuenti”, ha aggiunto il dipartimento di Stato.
“Gli Stati Uniti possono impegnarsi in modo costruttivo in questi negoziati“, ma “un attore solitario che ha deciso di recedere dall’accordo di Parigi non sarà ascoltato se vuole indebolire o minare l’accordo in un modo o nell’altro”, ha avvertito Andrew Steer, Presidente del World Resources Institute.