La velocità della propria camminata può aiutare a predire il rischio di morte per problemi cardiaci. A questa conclusione è giunto uno studio pubblicato sull’European Heart Journal, secondo cui la probabilità raddoppia per chi cammina lentamente. Lo studio dell’universita’ di Leicester ha analizzato 420mila persone di eta’ media 56 anni, tutte in buona salute, chiedendo loro se si consideravano camminatori ‘lenti’, ‘normali’ o ‘veloci’ e seguendole poi per sei anni. Nel periodo considerato sono morti 1650 soggetti per cause cardiovascolari, e i ‘camminatori lenti’, indipendentemente dal sesso e dai potenziali fattori confondenti, hanno mostrato un rischio tra 1,8 e 2,4 volte maggiore. Il rischio e’ risultato massimo per le persone con un basso indice di massa corporea. “La velocita’ di cammino autoriportata potrebbe essere usata per identificare gli individui che hanno un basso livello di forma fisica e quindi un maggior rischio di problemi cardiaci – afferma Tom Yates, l’autore principale -. Queste persone potrebbero avere i massimi benefici da interventi per aumentare l’attivita’ fisica”.