Così fulminee che un desiderio si potrà avverare solo se formulato nell’attimo del loro passaggio, eppure così affascinanti, al di là d’ogni delusione. Le stelle cadenti hanno, da sempre, attratto e incuriosito tutti i popoli della terra.
Per i Greci le stelle cadenti estive erano il corpo di Fetonte, fulminato da Giove che cadde dal carro del Sole. Secondo il racconto mitologico, Fetonte chiese a suo padre Febo di poter guidare il carro del Sole ma, non avendo la mano ferma, i destrieri si imbizzarrirono e deviarono il corpo del Sole, seminando ondate di calore sulla terra. Fu allora che gli abitanti dell’Africa divennero neri, con la pelle bruciata dal sole, la Terra divenne arida, i raccolti seccarono finché Giove non pose fine al troppo caldo, facendo cadere Fetonte dal cielo.
Se nella tradizione cristiana le stelle cadenti sono le “lacrime di San Lorenzo”, sottoposto a martirio nel 258 d.C.; nel Medioevo si riteneva che le scie luminose fossero gli spostamenti nel cielo delle anime dei defunti mentre, stando ad un’altra interpretazione, si trattava delle anime del Purgatorio che, nell’ascesa verso il Paradiso, recitavano il Padre Nostro. Lo stesso Dante ricorre all’immagine delle stelle cadenti per descrivere il repentino sopraggiungere di un’anima, quella dell’antenato Cacciaguida, nel XV Canto del Paradiso: “Quale per li seren tranquilli e puri/ discorre ad ora ad or subito foco,/movendo li occhi che stavan sicuri/ e pare stella che tramuti loco,/ se non che da la parte ond’e’ s’accende/nulla sen perde, ed esso dura poco…”.
Se Plinio, Rutilio Palladino e Marcello rispettivamente nel Naturalis Historia, nell’Opus agricolturae e ne De medicamenti, collegavano la caduta delle stelle con la scomparsa di calli, verruche e malattie degli occhi; nell’antica Sparta la visione di una stella cadente aveva un significato politico: accadeva che ogni 9 anni i magistrati sorveglianti scrutassero il cielo. L’eventuale caduta di una stella era interpretata come segno sfavorevole degli Dei nei confronti del Re che veniva deposto.
Nella cultura Indù ogni stella cadente era un’anima ridiscesa sulla Terra per reincarnarsi, mentre nell’antica Persia, dedita allo Zoroastrismo, le stelle fisse erano considerate divinità minori, mentre quelle cadenti venivano viste come elementi di caos, forze demoniache chiamate “streghe”, capeggiate da Duzhyairya, la “strega della cattiva annata”. Per sconfiggerle e proteggere gli uomini, Sirio scagliava frecce contro di esse, mettendole in fuga. Persino il grande poeta Giovanni Pascoli, nel famoso “X Agosto”, rievoca la morte del padre, ucciso in un’imboscata mentre tornava a casa nella notte del 10 agosto 1867, così: “San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla/ arde e cade, perché si gran pianto/ nel concavo cielo sfavilla …”