Pronti per lo spettacolo delle “Lacrime di San Lorenzo”? Naso all’insù per le Perseidi, le stelle cadenti d’agosto

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Nell’emisfero boreale il mese di agosto è quello in cui anche chi non è astronomo o astrofilo ha più occasioni per volgere lo sguardo al cielo stellato. Inoltre, ci si trova spesso fuori dalle grandi città in località nelle quali non ci sono luci accecanti che ne cancellano alla vista lo spettacolo. Per questi motivi, il cielo di agosto suscita da sempre un particolare interesse.

Le suggestive scie delle Perseidi, le meteore note a tutti con il nome di stelle cadenti di San Lorenzo, questa estate promettono uno spettacolo davvero eccezionale. Il picco è previsto nella serata del 12 agosto: dal tramonto fino alle prime luci dell’alba. Il numero delle meteore visuali dovrebbe aggirarsi attorno alle 80-100 meteore all’ora.

La Luna inizierà a disturbare con il suo chiarore solo poco dopo la mezzanotte: lo spettacolo delle lacrime di San Lorenzo, prodotto dall’impatto con l’atmosfera terrestre delle polveri perse nello spazio dalla cometa Swift-Tuttle, è assicurato malgrado la luce del nostro satellite, che può dare un po’ fastidio nella seconda parte della notte. Per riuscire a visualizzare al meglio lo sciame meteorico occorre volgere lo sguardo verso nordest, cercare Cassiopea e poi riconoscere la costellazione del Perseo. A questo punto si vedranno le meteore sfrecciare davanti ai nostri occhi: “sfrecciare” è il termine più corretto, visto che le meteore entrano nell’atmosfera terrestre a una velocità media di circa 59 km/s. I colori che assumono le meteore sono vari: di solito sono di colore bianco-giallo, ma le più brillanti sono verdine.

Oltre che sulle tanto attese “stelle cadenti”, si potranno puntare gli occhi anche su molti pianeti, quali Giove sull’orizzonte occidentale, e Saturno, che culmina invece in direzione sud. Osservabili, ma solo con il telescopio, anche Urano, Nettuno e Plutone. Tra gli astri più luminosi, la brillante stella Arturo a nord-ovest e Vega, uno dei vertici del triangolo estivo insieme a Deneb e Altair.

Consigli per l’osservazione

Credit: NASA/JPL
Credit: NASA/JPL

Torna il consueto appuntamento con quelle che sono note ai più come “Lacrime di San Lorenzo“, le meteore appartenenti allo sciame delle Perseidi.

La visibilità non sarà forse ottimale (la loro osservazione sarà leggermente disturbata dalla Luna, che sorgerà nella seconda parte della notte), ma rimane comunque un evento degno di nota.
Il maggior numero di meteore dovrebbe essere osservabile a partire dalla sera del 12 agosto, dal tramonto fino alle prime luci dell’alba del 13, anche se le notti tra il 10 e il 15 potranno essere adatte per dar loro la caccia. In condizioni ottimali si possono ammirare 80-100 meteore l’ora: le scie luminose che potremo osservare in quei giorni sono prodotte da piccolissimi frammenti della cometa Swift-Tuttle che ogni anno incrociano la nostra orbita. Entrando con grandissima velocità nell’atmosfera terrestre, le particelle, grandi anche solo come un granello di sabbia, la ionizzano, creando le caratteristiche scie luminose.

Per ammirare le stelle cadenti basterà puntare lo sguardo o gli strumenti di osservazione verso l’area a nordest del cielo, in direzione della costellazione di Perseo, fra Andromeda e Cassiopea (in alto) e il pentagono dell’Auriga (in basso).

Cosa sono le Perseidi? Perché vengono chiamate “Lacrime di San Lorenzo”?

Vengono comunemente indicate come “Lacrime di San Lorenzo” perché nel XIX secolo il massimo della loro frequenza avveniva il 10 agosto, giorno in cui viene ricordato il santo, ma ai giorni nostri il massimo si è spostato in avanti di circa due giorni.

Le Perseidi, residui della disintegrazione della cometa Swift-Tuttle (che passa vicino al Sole ogni 133 anni, l’ultimo passaggio al perielio è avvenuto nel 1992 e per il prossimo occorrerà aspettare sino al 2126), danno luogo a scie luminose estremamente caratteristiche. A stabilire una connessione tra la cometa e le stelle cadenti d’agosto fu proprio un astronomo italiano: Giovanni Virgilio Schiaparelli, nel 1866.

Il nome dello sciame è determinato dalla posizione del radiante, il punto sulla volta celeste dal quale sembrano provenire le meteore, in questo caso nella costellazione del Perseo. Tuttavia, le meteore appaiono in tutto il cielo: ripercorrendo idealmente all’indietro le scie delle Perseidi, esse convergerebbero proprio nel radiante, la cui posizione è moderatamente variabile nel corso dei giorni. Pur nella ricorrenza del fenomeno, non tutte le “annate” sono uguali, infatti il numero di meteore effettivamente visibili, rimanendo comunque sempre interessante, conosce sensibili fluttuazioni: le piogge più intense sono quelle prossime al ritorno della cometa, che rifornisce la propria traiettoria di polvere “fresca”. Inoltre, può accadere che nel periodo di massima attività delle Perseidi sia presente la Luna, magari prossima alla fase piena, con un pesante effetto negativo sulla visibilità delle meteore.

Si tratta di piccole particelle di un millimetro che vengono perdute dalla cometa Swift-Tuttle, che ogni 133 anni compie un giro intorno al Sole“, spiega Luciano Anselmo, ricercatore CNR. “Queste particelle – continua l’esperto – a causa di eventi particolarmente violenti, di espulsione di materiale nel corso del tempo, formano una nube lungo l’orbita della cometa Swift-Tuttle. E quando la Terra, durante il suo corso intorno al Sole, si trova a passare attraverso questa nube, in periodi ben specifici di ogni anno, allora le particelle entrano in contatto a grande velocità (quasi 60 chilometri al secondo) con la nostra atmosfera e prendono fuoco (succede ad altezza superiori agli 80 chilometri nell’alta atmosfera) formando così una scia luminosa visibile ad occhio nudo“.

Lo sciame meteorico delle Perseidiprende il nome dalla costellazione da cui proviene, ovvero Perseo, che si trova nell’emisfero Nord“. Ma non c’è bisogno di fissare lo sguardo verso quella direzione perché, garantito, “sono visibili in quasi metà del cielo“.

Segno di sventura per gli antichi, tradizione di speranza per noi contemporanei

Secondo una credenza ancora molto diffusa si ritiene che un desiderio espresso nel momento in cui si vede nel cielo una stella cadente possa essere esaudito nel più breve tempo possibile. Le Perseidi danno vita ad uno spettacolo in grado di far rivolgere a tutti, grandi e piccoli lo sguardo al cielo. La tradizione vuole che le meteore altro non siano che lacrime versate da San Lorenzo durante il suo supplizio. Le gocce di dolore, che oramai vagano eternamente nei cieli, scendono sulla terra nel giorno in cui il santo morì, creando un’atmosfera così magica e carica di speranza, da regalar fortuna a chi le vede. Un’altra storia racconta che queste stelle cadenti sono invece i fuochi su cui arse vivo il santo. Anche se da tempo la storiografia ricorda che San Lorenzo non morì bruciato ma decapitato, la tradizione popolare non rinuncia a questa sua convinzione, e ne tramanda la leggenda: “San Lorenzo dei martiri innocenti – canta una filastrocca veneta – casca dal ciel carboni ardenti“. Nel resto del mondo occidentale la lettura del fenomeno, pur essendo meno mistica, non manca certo di fascino e romanticismo.

Occhi al cielo nelle prossime notti: lo stupore in un attimo di eternità

Tra il 10 e il 15 agosto gli occhi rivolti al cielo notturno, lontani dalle città, per osservare le lacrime di San Lorenzo. “Chiudiamo tutto. Per una sera, a nostra scelta tra il 10 e il 15 del mese, niente tv e cinema, computer e social vari. Usciamo fuori e guardiamo il cielo in direzione Nord Est, verso la costellazione di Perseo. E tiriamo tardi, a contare le stelle cadenti, godendoci lo spettacolo della natura,” questo il consiglio di Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, pubblicato su La Stampa.

“Tra le tante liturgie familiari che s’imparano da piccoli in vacanza, l’attesa delle Perseidi è quella che magicamente viene replicata nonostante il passare degli anni. Rito familiare che ci riporta al tempo dello stupore delle prime scoperte, ma anche rito collettivo, come si confà a tutto quello che ha a che fare con il cielo. La visione delle stelle cadenti nella notte di San Lorenzo – che nella tradizione cristiana rappresentano le lacrime del martire durante il supplizio – sono un momento incantato, dove la manifestazione della natura per una sera lascia indietro lo spettacolo  dell’umanità, proiezione totalizzante e unificante dell’insieme dei nostri bisogni. Nella produzione dei simboli il genere umano è comunque maestro. Durante le diverse epoche i bagliori di queste meteore sono stati associati a miti e favole. E non poteva essere diversamente, considerando che questi piccoli frammenti di polvere  rilasciati dalla cometa Swift-Tuttle per concludere con un lampo il loro millenario percorso di vita, agli uomini dell’antichità apparivano come “stelle che muoiono”.

Se noi oggi vediamo consapevolmente l’ultimo respiro di questi antichi corpi celesti, è grazie al grande astronomo Italiano Giovanni Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Brera, che fu il primo ad indagarne scientificamente la natura. Schiaparelli capì che le comete, quando si avvicinano al Sole, a causa della sua intensa radiazione iniziano ad evaporare creando una lunga scia di gas e polveri stellari, spinti dal vento solare a formare la loro fascinosissima coda. Quando questi piccoli detriti entrano nell’atmosfera terrestre ad elevatissima velocità (anche più di  50 km/secondo) evaporano a causa del forte surriscaldamento, lasciando a volte una scia colorata, dovuta all’intensa ionizzazione  dell’aria. Ogni anno, in agosto, nel suo moto di rivoluzione attorno al Sole la Terra  entra in quella zona dove sono concentrati i residui lasciati dal passaggio della cometa Swift-Tuttle, che ciclicamente incrocia il percorso del nostro pianeta (l’ultima volta è successo nel 1992).

La polvere, lasciata nello spazio dall’astro chiomato, entrando ad altissima velocità nell’atmosfera terrestre, brucia dando origine al fenomeno delle stelle cadenti. Il fenomeno accade durante tutto l’anno, ma  solo in questo periodo è così visibile a causa della vicinanza delle orbite. Se ci si mette  ad osservarlo lontani dalle città e dalle luci artificiali si potrebbero riuscire a vedere decine e decine di stelle cadenti ogni ora.

Se per un fotone che va alla velocità della luce, il tempo appare fermo, e quindi non vi è un prima ne un dopo, senza ogni stella cadente che riusciremo a vedere in questi giorni sarà per noi uomini – affaticati da molti prima e molti dopo – una spruzzata di eternità, intesa come gioia e stupore per avere aver avuto a che fare per un attimo con un frammento di Universo. Un sentimento essenziale per tornare la mattina dopo a tutto il resto.

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