“Nel periodo estivo aumenta il consumo di alcol e c’è una maggiore disinibizione dei sistemi comportamentali, soprattutto in ambito sessuale. Dunque aumenta anche l’aggressività“. Ma di fronte a casi di violenza “bisogna ricordare che non si tratta mai di raptus, bensì di una lunga storia di atteggiamenti minacciosi, di intolleranza, rabbia che si alimenta con fantasie di vendetta o gelosia, fino a concludersi con la prevaricazione e l’annientamento dell’altro“. Lo spiega all’AdnKronos Salute, Claudio Mencacci, past president della Società italiana di psichiatria.
Per l’esperto, l’aumento del consumo di alcolici e l’adozione di atteggiamenti più violenti durante l’estate “sono legati, da un punto di vista ambientale, alla variazione della temperatura e della quantità di luce a cui siamo fisiologicamente esposti, il che ovviamente non giustifica ciò che accade. Ma anche al fatto che nel periodo di vacanza si accentuano le conflittualità dovute a distacchi e separazioni“. In particolare, però, “tendono a intensificarsi i problemi legati ai disturbi d’ansia e panico e alle condizioni di ipomania o mania – osserva Mencacci – insieme ad alcune problematiche legate ai comportamenti alimentari“.
“La violenza non è mai in un momento solo ma si prepara nel tempo – ribadisce ancora lo psichiatra – Gli omicidi, i femminicidi sono un’intolleranza e rientrano sempre nel novero della prevaricazione. Oggi, ad esempio, mentre gli omicidi diminuiscono, quelli legati alla sopraffazione delle donne continuano a mantenere valori molto alti. Il prevaricatore, è bene ricordarlo – conclude – non va mai in vacanza“.