Il terremoto che ha colpito Ischia riporta all’attenzione il fenomeno dell’abusivismo edilizio, una piaga italiana di grandi dimensioni. E’ il Sud l’area dove il fenomeno dell’abusivismo è più diffuso. L’Istat nel rapporto sul benessere equo e sostenibile relativo al 2015 ha indicato che in alcune regioni del Sud fino a 60 edifici su 100 non hanno l’autorizzazione e nel 2015 il numero delle nuove costruzioni abusive è salito, rispetto all’anno precedente, da 17,6 a 19,7 ogni 100 autorizzate. Quasi un fabbricato su cinque viene costruito senza rispettare le norme urbanistiche.
Nell’ultimo rapporto sul benessere equo e sostenibile – si legge – l’Istat ha stimato che gli edifici costruiti senza autorizzazioni urbanistiche sono passati da 9,3 su 100 autorizzati nel 2008 a quasi 20 su 100 nel 2015. “Questo significa che una quota rilevante e crescente dell’attività edilizia, e dunque del processo di urbanizzazione, si svolge senza controllo, producendo degrado del paesaggio e rischio ambientale”.
Nei mesi scorsi il centro studi Sogeaa ha presentato il primo rapporto sul condono edilizio in Italia. A oltre trent’anni dalla prima legge sul condono edilizio, la 47/85 varata dal Governo presieduto da Bettino Craxi, in Italia rimangono ancora 5.392.716 domande da evadere: si tratta di poco più di un terzo rispetto al totale di quelle presentate, che ammonta a 15.431.707. Solo lo 0,9% dei Comuni del nostro Paese non è stato interessato dalle richieste di sanatoria in materia di abusi. E circa 3,5 milioni di domande da evadere riguardano ancora la legge del 1985.
Il rapporto rileva che oltre 11 milioni di domande riguardano la legge del 1985 mentre alla legge 724 del 1994, varata dal primo Governo Berlusconi, possono essere ricondotte 2.609.976 domande presentate (il 17% del totale), e per quanto riguarda la terza e ultima legge sul condono edilizio, la 326 del 2003, le richieste ammontano a 1.703.470 (l’11% del montante complessivo).
Relativamente a tutti e tre i provvedimenti legislativi, si può stimare con buona approssimazione – si legge nel rapporto – che circa 534.000 domande siano da rigettare (100.000 riconducibili al primo condono, 34.000 al secondo e 400.000 al terzo). Ciò principalmente perché si riferiscono ad abusi realizzati su edifici siti in zone sottoposte a vincolo. L’analisi per singole realtà mostra che Roma è nettamente in testa alla graduatoria sia delle istanze presentate sia delle pratiche ancora da concludere. Per ciò che riguarda il totale delle domande, la capitale ne conta 599.793 e precede Milano (138.550), Firenze (92.465), Venezia (89.000), Napoli (85.495), Torino (84.926), Bologna (62.393), Palermo (60.485), Genova (48.677) e Livorno (45.344). Sul fronte del numero delle istanze ancora da evadere, invece, Roma ne ha 213.185, vale a dire quasi quattro volte Palermo (55.459). Sul gradino più basso del podio troviamo Napoli (45.763), che si attesta davanti a Bologna (42.184).
Più staccate Milano (25.384), Livorno (23.368), Arezzo (22.781), Pescara (20.984), Catania (20.249) e Fiumicino (20.055), unico Comune non capoluogo di provincia ad entrare nelle prime dieci posizioni (Venezia, Torino e Reggio Calabria, città che presentano un numero consistente di richieste di condono, non hanno fornito il dato sulle pratiche ancora da lavorare).
Ci sono comunque anche esempi di efficienza amministrativa. Il rapporto di Sogeaa indica che Ferrara si guadagna il titolo di città più virtuosa nella gestione delle domande di condono edilizio, avendo evaso tutte le 30.800 istanze presentate dai suoi cittadini. Ma è l’Emilia-Romagna nel suo complesso ad avere lavorato ottimamente su tale fronte, visto che subito dopo troviamo altre due città di questa regione: Ravenna (seconda con 25.740 domande, tutte concluse) e Imola (quarta con le sue 7.344 istanze chiuse). Terza piazza per Chioggia, che ha portato a termine l’esame delle 12.730 pratiche arrivate presso gli uffici comunali.