Mai in Italia un Terremoto ha prodotto piu’ danni di quello dell’anno scorso nel Centro Italia, almeno dal catastrofico sisma nella Marsica (1915). E’ la conclusione a cui e’ giunto l’Ingv dopo un anno di studi sugli effetti delle scosse che hanno messo in ginocchio numerosi paesi in Umbria, Marche e Lazio. Le squadre di rilievo macrosismico dell’Istituto hanno raccolto dati sulla quantita’ di edifici danneggiati, la loro tipologia e vulnerabilita’ e sul genere di danno subito.
“Osservando l’area del danneggiamento – si legge nel rapporto dell’Ingv – si nota che fin dal Terremoto del 24 agosto 2016 gli effetti piu’ gravi e distruttivi si sono distribuiti in direzione NNW-SSE, con una propagazione maggiore verso nord, nelle Marche. All’opposto, forti attenuazioni degli effetti si sono avute verso S-SE (dopo il 24 agosto nell’area di Campotosto, pochi km a sud di Amatrice, non si osservavano danni significativi) e in direzione W-SW. I livelli massimi di danneggiamento causati dalla scossa del 24 agosto sono stati riconosciuti in alcune localita’ distribuite sul lato destro della valle del Tronto (alle pendici della Laga), ad eccezione di Pescara del Tronto (frazione di Arquata del Tronto), ubicata su quello sinistro(pendici dei Sibillini). I terremoti del 26 e soprattutto del 30 ottobre hanno notevolmente aggravato il danneggiamento e lo hanno esteso ad un’area molto piu’ vasta di quella gia’ danneggiata il 24 agosto, mantenendo sempre la stessa direzione NNW-SSE, parallela a quella delle faglie che hanno generato le diverse scosse principali”.
Secondo l’Istituto, sono tre i motivi principali degli effetti disastrosi del Terremoto nel Centro Italia: “La direttivita’ della sorgente sismica, cioe’ la direzione in cui si sono propagate le rotture dei singoli segmenti di faglia durante gli eventi principali”. Ma anche “l’elevata vulnerabilita’ sismica degli edifici in alcune aree”, dove, come per esempio ad Amatrice, “il materiale da costruzione tradizionale e’ generalmente quello immediatamente disponibile in loco e, in alcuni settori in particolare e’ costituito da pietrame di pezzatura estremamente varia, generalmente arrotondato o solo rozzamente sbozzato, assemblato in modo incoerente e privo di malte”, e dove gli interventi di ristrutturazione spesso hanno peggiorato le cose (“ad esempio, molti solai in legno sono stati nel tempo sostituiti con rigidi e pesanti solai in laterocemento, senza un adeguato rinforzo delle vecchie murature verticali”).
Infine, gli “effetti locali di amplificazione” che hanno amplificato lo scuotimento sismico. “E’ il caso di centri come Amandola (FM) e Gualdo(MC), gia’ diffusamente danneggiati dalla scossa del 24 agosto e aggravati dopo il 26 e 30 ottobre, oppure San Severino Marche (MC), molto lontano dall’epicentro. Altri esempi sono rappresentati dalla stessa Amatrice e da alcune sue frazioni ubicate a nord e a est del capoluogo ai piedi della Laga (ad esempio Saletta, Sommati, Casale, San Lorenzo e Flaviano)”, tutti centri caratterizzati, “da un’elevata vulnerabilita’ che e’ stata ulteriormente aggravata dall’amplificazione sismica dovuta alla presenza di sedimenti quaternari recenti e incoerenti su cui questi paesi erano stati costruiti”.
L’insieme di tutti questi elementi ha contribuito a produrre – a seguito dei terremoti del 2016-2017 – “un livello di danneggiamento tra i piu’ alti osservati in Italia negli ultimi 100 anni. Nell’area di Amatrice e a Pescara del Tronto gia’ a seguito del Terremoto di Mw 6.0 del 24 agosto si sono raggiunti effetti pari al grado 10 EMS (una scala utilizzata per misurare i danni di un sisma, ndr), che si sono aggravati dopo gli eventi del 26 e soprattutto del 30 ottobre, fino a toccare il pieno grado 11 EMS. Effetti di questa gravita’ – ancorche’ “cumulati” a causa delle ripetute, violente scosse – non si osservavano nel nostro paese da oltre un secolo, cioe’ dai tempi dei famosi e catastrofici terremoti del 28 dicembre 1908 a Messina-Reggio Calabria e del 13 gennaio 1915 nella Marsica (Abruzzo).