In occasione dell’anniversario del terremoto del 24 agosto del 2016 che ha colpito il Centro Italia, su Rai Storia, canale 54 del digitale terrestre e 805 di Sky, va in onda ‘Il Convento di Plastica’, una produzione interamente realizzata dal Centro dell’Antoniano di Bologna, che racconta del tempo vissuto da un gruppo di frati francescani ad Amatrice dopo l’evento sismico. Il documentario, in programma sul canale tematico Rai il 22 agosto alle 23, il 23 agosto alle 16.50 e il 24 agosto alle 11.10 è la fotografia di una situazione precisa: quella trovata ad Amatrice i primi giorni di aprile, a sette mesi o poco più dal 24 agosto 2016, in una terra che non hai mai smesso di tremare.(Segue).
Al centro della narrazione c’è l’attività che fr. Massimo, insieme ad un paio di confratelli che si alternano al suo fianco, dal novembre del 2016 svolge nel cratere del sisma che ha colpito più volte Amatrice e tutto il territorio circostante. 96 frazioni quasi rase al suolo, con le Chiese e i cimiteri inagibili, quasi tutti gli edifici destinati ad essere abbattuti e la maggior parte della popolazione altrove, sulla costa.
Eppure alcuni hanno scelto di restare e comprare a proprie spese una casa su ruote o di legno: è proprio a queste circa 500 persone che si dedica il lavoro dei frati, incentrato sul dialogo, in particolare sull’ascolto, senza tralasciare l’attenta partecipazione e condivisione delle difficoltà, tramite un tipo di aiuto concreto e materiale. Il racconto, condotto per immagini e parole, vuole essere una fedele e onesta documentazione della situazione e rinuncia ai canoni e ai ritmi del documentario contemporaneo per lasciare spazio alle testimonianze concrete.È proprio fr. Massimo a fare strada in questo percorso che inizia da un container di 45mq, il ‘Convento di Plastica’ per muovere gradualmente verso il suo fulcro: la relazione.
Essere in mezzo alla gente di Amatrice, come la gente di Amatrice: arrabbiandosi e non sottraendosi ai dubbi e alla paura, ma non smettendo mai di ascoltare e agire, senza perdere la speranza.”Stare qui non è indolore”, ci ha raccontato fr. Massimo, “Innanzitutto perché si è a contatto continuo con un gran dolore, un grande lutto. Bisogna fare spazio in sé per accogliere questo dolore e starci a contatto permanente, non qualche volta per poi tornare ad un mondo diverso…”.
“È difficile riassumere in poche parole cosa abbiamo trovato, toccato e capito. Quello che ci arriva dai media non rende nemmeno in minima parte che cosa abbia significato e cosa ancora significhi per le popolazioni questo sisma”, commenta fr. Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano che ha voluto contribuire al sostegno economico delle famiglie delle zone colpite supportando l’opera dei frati.All’interno del documentario è presente il brano di Luciano Ligabue “La Terra Trema Amore Mio”, la cui licenza è stata gratuitamente concessa dall’artista alla produzione dell’Antoniano.