Terremoto Ischia, l’architetto: “L’abusivismo non è la causa dei crolli”

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“Attribuire i crolli di case solo all’abusivismo edilizio in caso di terremoto non è corretto”. Ad affermarlo all’Adnkronos è l’architetto Simone Patriarca, professionista romano che ha progettato costruzioni in zone ad alta sismicità, a proposito del dibattito a seguito del sisma di Casamicciola a Ischia.

“L’abusivismo, che va sempre condannato e combattuto -sottolinea- è una parte del problema, perché circa il 60% del patrimonio edilizio italiano, costruito con regolare licenza, non risponde a criteri antisismici”. A partire dagli edifici storici a quelli costruiti durante il boom edilizio, negli anni ’60 e ’70, che costituiscono gran parte del tessuto edilizio delle periferie di Roma o Milano, solo per citare due grandi città, e che ”non rispondono agli attuali criteri antisismici, – spiega l’architetto- la prima legge che prevedeva l’applicazione di criteri antisismici (ormai superati), risale infatti al 1974. Intere palazzine, certamente non abusive, non rispondono pienamente ai criteri antisismici odierni’‘.

“Del resto – prosegue Patriarca – la nuova classificazione sismica territorialmente più ampia e più dettagliata è stata rivista dopo il 2008, solo da allora si è cominciato a capire che la sismicità è un problema che riguarda l’intero territorio nazionale”. 

L’architetto Patriarca cita il caso del terremoto in Emilia Romagna del 2012, una zona prima non considerata particolarmente sismica. ‘‘Anche se maggiormente nelle regioni meridionali possiamo parlare di situazioni di abusivismo diffuso e dunque imputare anche a questo fenomeno la scarsa qualità dei materiali e magari la scarsa attenzione ad applicare norme edilizie capaci di abbassare il rischio di crolli, – osserva il tecnico – è pur vero che in occasione del terremoto in Emilia Romagna sono crollati capannoni industriali tutt’altro che abusivi. E venendo al caso di Amatrice, case, torri, chiese sono crollate non certo perché costruite abusivamente ma perché con materiali e tecniche non resistenti alle scosse di una certa entità”.

Per non parlare del patrimonio storico, in particolare quello residenziale estremamente diffuso in Italia ma che, quasi sempre, risulta non adeguato da un punto di vista sismico. In questo contesto “gli adeguamenti risultano sovente impossibili anche per una innata resistenza culturale alle innovazioni degli enti di tutela – spiega – infatti, per adeguare gli edifici senza demolirli, spesso sono necessari vasti interventi e questi vengono considerati ‘devastanti’, oltre che onerosi da un punto di vista economico, e laddove, un edificio non viene considerato di particolare pregio risulta difficile intervenire”.

“Tanto il Sisma-bonus quanto la nuova legge della Regione Lazio sulla rigenerazione urbana e il recupero edilizio, -prosegue il tecnico – contengono importanti novità in tema di adeguamento sismico di interi edifici ma temo che troveranno difficile applicazione in relazione al fatto che occorre raggiungere accordi tra privati nei condominii”. Inoltre, osserva, “gli incentivi fiscali che le disposizioni legislative propongono spesso sono troppo dilatate e non convengono rispetto all’aspettativa di vita e alla crescente anzianità della popolazione”. In sintesi, “il problema sismico oltre che drammaticamente pratico è anche un problema che va affrontato sensibilizzando culturalmente e preparando l’opinione”, conclude l’architetto. 

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