Il gelo che ad aprile ha ”bruciato” molti germogli ormai già ben sviluppati, un lungo periodo di siccità, fatte salve alcune regioni del Nord, che ancora persiste, e una straordinaria e lunga ondata di caldo, che ha coinvolto anche il Nord. Sono alcune delle criticità che pesano sulla vendemmia 2017, come spiega Assoenologi che, pur non ritenendo “alla data attuale, di dare numeri assoluti”, stima un quantitativo di produzione vinicola “di circa -25% rispetto allo scorso anno e una qualità eterogenea, buona con diverse punte di ottimo ed alcune di eccellente”. Emerge dalle prime previsioni dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani sulla produzione 2017 valide sino a fine ottobre, periodo in cui ci saranno i dati definitivi. Come di consueto le previsioni quantitative e qualitative vengono formulate non prima che almeno il 10-20% della produzione sia stata conferita.
“Anche quest’anno Assoenologi è stata particolarmente attenta e cauta nelle sue stime, in considerazione del fatto che ormai i cambiamenti climatici possono creare, anche in territori limitrofi, delle trasversalità meteorologiche di tipo tropicale che possono determinare importanti differenze sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Tutto ciò nella consapevolezza che ogni previsione, anche se non definitiva, può portare a scelte errate da parte dei produttori e influenzare, nel bene e nel male, il mercato”, precisa Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi.
Ad oggi, precisa Assoenologi, è stato raccolto circa il 20% dell’uva. La prima regione a tagliare i grappoli è stata la Sicilia il 22 luglio, seguita dalla Sardegna il 26 dello stesso mese, quindi è stata la volta della Puglia e della Lombardia nei primissimi giorni di agosto, mese in cui, nella maggior parte delle regioni italiane, sono avvenute le operazioni di raccolta per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon). In tutta la penisola si riscontra un anticipo dell’inizio delle operazioni vendemmiali che varia dai 7 ai 15 giorni rispetto allo scorso anno.
Il pieno della raccolta, in tutt’Italia, avverrà nella seconda decade di settembre, per concludersi verso la fine di ottobre con i conferimenti degli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell’Etna. Tutte le regioni italiane evidenziano consistenti decrementi produttivi con punte anche del 35-40% in Sicilia ed Umbria. Unica eccezione la Campania che, dopo la difficile vendemmia della scorsa campagna, fa registrare un lieve incremento Con 41,1 milioni di ettolitri il 2017 si colloca tra le prime 6 vendemmie più scarse dal 1947 ad oggi.
La produzione di uva può infatti oscillare fra i 56 e i 58 milioni di quintali che, applicando il coefficiente di trasformazione del 72%, danno tra i 40 e i 42 milioni di ettolitri di vino, un quantitativo inferiore del 24% rispetto a quello dello scorso anno (54,1 milioni di ettolitri di vino – dato Istat) e del 13% se riferito alla media quinquennale (2012/2016). “Purtroppo, il perdurare della siccità e delle alte temperature al Centro-Sud, aggravato anche dalla grande carenza di riserve di acqua nei terreni, potrebbe causare un’ulteriore perdita di peso dei grappoli, quindi non è da escludere che ci possano essere altre consistenti perdite nella produzione di uva che potrebbero far scendere la produzione di questa campagna sotto i 40 milioni di ettolitri”, spiega Assoenologi. Il Veneto rimane la regione più produttiva. Il Veneto, con 8,6 milioni di ettolitri, si conferma la regione italiana più produttiva, seguita dalla Puglia (6,7) e dall’Emilia Romagna (6,3). Queste tre regioni insieme nel 2017 produrranno circa 22 milioni di ettolitri, ossia oltre la metà di tutto il vino italiano.