“La consideravamo gia’ una nostra paziente e lo stato d’animo e’ di grande dispiacere, e’ una tragedia“. Cosi’ Nunzia Di Palma, primario di pediatria all’ospedale Santa Chiara di Trento, parla della morte a Brescia della bambina di 4 anni che era stata ricoverata in precedenza a Trento e a Portogruaro. “Quando un bimbo ha il diabete – spiega – diventa nostro paziente e lo seguiamo sempre. Il solo fatto che qualcuno pensi anche soltanto al dolo ci fa stare male. Pero’ non troviamo una spiegazione a quanto accaduto alla piccola. La gravita’ con cui la Malaria si e’ presentata forse e’ legata anche al suo stato clinico generale”. “Con la famiglia siamo sempre stati in contatto per le cure – conclude – ma da quando e’ mancata non li abbiamo piu’ sentiti e ora non mi sembra il momento”.
“Abbiamo rivisto tutto cio’ che e’ stato fatto: dagli aghi monouso ai telini per i prelievi. Scambi di sangue non sono avvenuti. Siamo a disposizione sia della magistratura che degli esperti che vorranno venire da Roma” prosegue Di Palma. Tra le tappe del percorso clinico della bimba riviste ci sono sia quelle del ricovero per diabete, dal 16 al 21 agosto, sia la diagnosi per faringite, il 31 agosto, che la scoperta della Malaria, il 2 settembre.
“La mamma della bimba – racconta – era in costante contatto telefonico anche dopo il ricovero col medico che qui la curava per stabilizzare la glicemia. Aveva chiamato il 30 agosto, perche’ la bambina aveva la febbre, anche se non alta, e il 31 il medico l’aveva fatta venire in ospedale, perche’ aveva ancora febbre e aveva vomitato. La faringite era evidente. Con la mamma inoltre avevano concordato di non fare esami ulteriori, perche’ la bambina aveva molta paura degli aghi e l’avrebbero agitata molto, era difficile con lei usarli”.
“Comunque era in ottime condizioni generali – ha aggiunto Di Palma – rideva e scherzava col medico che la chiamava principessa, protestando perche’ non voleva essere chiamata cosi’. Il giorno dopo era senza febbre”. La febbre era diventata alta invece sabato mattina, “appariva sonnolenta e stanca e il medico l’aveva invitata a portarla in pronto soccorso – prosegue Di Palma -. Era arrivata alle 9 e alle 10.30-11 c’era la diagnosi di Malaria. Il primo controllo era stato per la glicemia, visto che faceva l’insulina. Dall’emocromo era risultata una riduzione di piastrine. Il dubbio era quello di una sepsi che stesse portando a una compromissione neurologica per encefalite. Da qui la richiesta di un approfondimento al laboratorio, per individuare eventuali cellule strane nel sangue. Chi aveva guardato i globuli rossi aveva visto che avevano l’aspetto tipico della Malaria, cosi’ era stato fatto l’esame dirimente, che aveva confermato una diagnosi inverosimile, la Malaria, anche se la bimba non era stata in Paesi a rischio”. “A quel punto – conclude – avevamo chiamato subito Brescia: oltre alla rianimazione infantile, ha la specializzazione per le malattie tropicali”.