Bimba morta di malaria, l’infettivologo: “Una diagnosi immediata l’avrebbe salvata, ma non c’erano elementi per pensare a questa malattia”

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Se la bambina morta per Malaria avesse ricevuto subito la diagnosi sarebbe stato possibile salvarla, ma purtroppo non c’erano elementi per pensare a questa malattia. E’ il parere di Aldo Morrone, Direttore del Servizio Salute Globale dell’Ospedale San Gallicano di Roma.

“In Africa se si vede una febbre alta si pensa subito alla Malaria, ma in una bambina che non ha fatto viaggi non e’ possibile – spiega -. I colleghi di Trento hanno agito bene, purtroppo quando e’ arrivata la diagnosi era troppo tardi. Ora e’ importante che si cerchino zanzare che potrebbero aver trasmesso il plasmodio e si facciano tutti i test per capire cosa e’ successo”.

Il caso, spiega Morrone, ricorda quello di Fausto Coppi. “Coppi prese la Malaria quando era in Burkina Faso – racconta – ma tornato in Italia non venne diagnosticata. Il suo compagno di squadra francese invece fu ricoverato a Parigi, e li’ i medici fecero la diagnosi giusta. Quando poi comunico a Coppo che la malattia era quella era troppo tardi. Certo, era piu’ facile pensare alla Malaria in chi tornava dal Burkina Faso, in questo caso era molto piu’ difficile”.

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