Nessuna zanzara è stata trovata nelle trappole posizionate nel reparto di Pediatria dell’Ospedale di Trento, dove era stata ricoverata Sofia, la bambina di quattro anni morta di malaria nella notte tra domenica e lunedì: nello stesso reparto c’erano due fratellini, di ritorno da un viaggio in Burkina Faso, guariti e poi dimessi. Ad aver fatto ammalare i due bambini è lo stesso parassita che ha colpito e che non ha lasciato scampo a Sofia. Lo ha spiegato Nunzia Di Palma, direttrice dell’unità operativa di Pediatria dell’ospedale di Trento.
Adesso sarà però necessario verificare se si tratta dello stesso ceppo di Plasmodium Falciparum: se così fosse il contagio sarebbe avvenuto sicuramente in ospedale anche se ci sarebbe da capire in che modo. La caccia al possibile errore è già partita: “Abbiamo cercato di capire se abbiamo fatto degli errori nelle procedure (per un contagio ci vorrebbe un contatto ematico), ma non lo troviamo”, ha aggiunto Di Palma.
Intanto la Procura di Trento indaga per omicidio colposo contro ignoti, inchiesta volta ad accertare se siano stati seguiti i protocolli prescritti per le cure. Scoppia intanto la polemica sui titoli di apertura di Libero e de Il Tempo. “Dopo la miseria portano malattie” è il titolo del quotidiano diretto da Vittorio Feltri mentre nel catenaccio si legge che “Immigrati affetti da morbi letali diffondono infezioni”. “Ecco la MALARIA degli immigrati” è il titolo scelto invece da Il Tempo dando seguito alle varie dichiarazioni di ieri di Lega e Forza Italia.
“Che l’approdo massiccio di persone provenienti da Paesi africani nei quali alcune malattie debellate da tempo secondo l’Oms a livello europeo, si stiano rimanifestando in maniera rilevante in Italia, è più che un sospetto”, aveva detto Michaela Biancofiore, coordinatrice regionale di Forza Italia in Trentino Alto Adige. “Sembra evidente che a portare in Italia malattie che da noi erano state debellate da decenni sono gli immigrati che arrivano dall’Africa” è l’opinione del deputato della Lega Nord, Paolo Grimoldi, mentre per Tony Iwobi, il responsabile Sicurezza e Immigrazione del Carroccio, è necessaria la “chiusura ermetica dei confini, espulsioni di massa e controlli sanitari a tappeto e capillari sui richiedenti asilo ancora presenti sul territorio nazionale”.
Contro la “caccia all’untore di manzoniana memoria” si scagliano l’Ordine dei giornalisti e la Federazione Nazionale Stampa Italiana parlando di episodi che “non fanno certo onore alla nostra professione di giornalisti”. Il ricorso a titoli “sensazionalistici e privi di riscontri oggettivi nei confronti di persone straniere, oltre a minare la credibilità dell’informazione, viola il testo unico dei doveri del giornalista, in particolare in materia di diffusione di notizie sanitarie, ingenerando nell’opinione pubblica timori infondati”, affermano in una nota il presidente del Cnog, Nicola Marini, e il presidente e il segretario generale della Fnsi, Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso.
“Le generalizzazioni finalizzate ad incitare sentimenti di odio e di risentimento per motivi razziali – proseguono – contrastano, al di là dell’etica e delle regole professionali, con la missione primaria del giornalismo che deve saper costruire la fiducia dei lettori rispettando sempre la verità sostanziale dei fatti e la tutela delle personalità altrui. La libertà di espressione ed il rispetto dell’art. 21 della Costituzione non possono essere invocati per far passare messaggi di odio indiscriminato in una supposta interpretazione dei sentimenti dell’opinione pubblica che invece deve poter ricevere un’informazione corretta e scevra da suggestioni infondate”.
Le Associazioni “Articolo 21”, “A mano disarmata”, “Progetto diritti”, la “Rete Nobavaglio” e “Amnesty International Italia” hanno dato mandato ai loro legali di studiare la possibile presentazione di un esposto-denuncia alla magistratura contro i due quotidiani. “Titoli e sommari prendono spunto da un’ipotesi tutt’altro che dimostrata e che invece viene data per certa e non trovano riscontro in notizie accertate, né per altro si possono configurare come ‘opinioni’ affermando la fattualità di accadimenti mai avvenuti”, spiegano chiedendo a “cittadini, associazioni e forze politiche di unirsi a noi in questa battaglia di civiltà”.
Sui social – da Twitter a Facebook – migliaia le voci di protesta (il titolo di Libero è diventato in mattinata trend topic su Twitter). Una tra tutte, quella del direttore del Tg La7 Enrico Mentana: “Sono contro le censure e le denunce, la mia libertà è la loro – scrive su Facebook -, ma i titoli di stamattina di Libero e del Tempo sono lontanissimi dalla verità, e incitano i lettori a brutti pensieri”.