Bimba morta per malaria, Ospedale Trento: “Contagio impossibile dall’ago infetto”

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Si aspettano le indagini molecolari dell’Iss sui campioni delle analisi fatte sia su Sofia, la bambina di Trento morta per malaria, sia sulle due bambine, guarite, che erano state anche loro curate all’ospedale di Trento, per sapere se il ceppo infettivo è lo stesso: è questo che darà la risposta più chiara per stabilire se il contagio è avvenuto nell’ospedale.

Intanto all’ospedale di Trento si esclude che il contagio possa essere avvenuto per un ago infetto: “Siamo certi che non sono stati fatti errori procedurali e il materiale usato è di ultima generazione e mono uso, non usiamo aghi per più persone”, ha dichiarato Paolo Bordon, direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Trento.

Gli esperti del ministero della salute e i Nas che seguono l’indagine hanno preso in carico le cartelle cliniche di Sofia e delle altre due bambine, sono state anche – ha spiegato sempre il direttore dell’azienda sanitaria trentina – esaminate le procedure del reparto che è stato anche visitato, durante un sopralluogo e c’è stato un incontro col responsabile del dipartimento di microbiologica sui prelievi fatti alle bambine, prelievi che sono sotto sequestro giudiziario al dipartimento e la prossima settimana saranno refertati e analizzati, sottoposti a indagini molecolari, all’Iss.

“Ancora – ha aggiunto Bordon – nessun passo avanti epr determinare che cosa possa essere accaduto, e le analisi sui referti sono essenziali per capirlo, in primis per identificare se ci sia o meno uguaglianza di ceppo”.

Riferendosi a ipotesi giornalistiche hanno parlato di ago infetto, il dirigente sanitario ha sottolineato: “Il materiale usato è di ultima generazione e monouso, non usiamo aghi per più persone”, anche le procedure analizzate, ripercorse anche con testimonianze del personale medico non hanno rivelato falle. Il direttore sanitario dell’ospedale ha aggiunto che i test molecolari saranno fatti su tutti i campioni biologici disponibili, fra cui i vetrini su cui è stata fatta la diagnosi su tutti i casi, e che vengono sistematicamente inviati al ministero e messi a disposizione dell’Iss, “bisogna vedere se le quantità sono sufficienti per una risposta affidabile”, poi le analisi potranno essere condotte anche su “altro materiale che riguarda solo Sofia che risale all’inizio del suo ricovero che può essere a disposizione”.

Il direttore sanitario ha sottolineato che l’ospedale segue “procedure molto contenitive” e che “sono state simulate le situazioni, le procedure seguite, non ci sono state segnalazioni quindi teoricamente non c’è nessuna evidenza di rischio anche lontana di un contagio per via ematica, allora il problema si sposta al contagio tramite vettore, ovvero la zanzara anofele e qui si apre il campo”.

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