Basta con la correzione esclusiva dell’angolo mandibolare e del collo. La zona “cruciale”, quando si tratta di ringiovanire un volto, è quell’ovale ideale che comprende le sopracciglia e scende verso gli angoli della bocca. È questa la parte che determina, in chi si guarda, l’impressione di persona giovane o, al contrario, in là negli anni.
Il ringiovanimento del viso volta pagina a Modena, in occasione del 66° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica SICPRE.
“Il concetto di lifting centro-facciale mi ha conquistato qualche mese fa – spiega il professor Giorgio De Santis, presidente del congresso –, quando è stato presentato in anteprima al meeting di Monaco dal collega belga Patrick Tonnard, grande specialista dei trattamenti antiage. Per questo l’ho subito adottato, con grande soddisfazione dei pazienti, e per questo ho deciso di portarlo alla ribalta del congresso, con una lettura ad opera dello stesso Tonnard, in aula plenaria”.
Ma in cosa consiste il lifting centro-facciale? In un approccio multidisciplinare, innanzitutto, che parte dalla psicologia, con lo studio della percezione corporea, tocca la medicina estetica e arriva alla chirurgia plastica.
“Tradizionalmente – spiega ancora De Santis – il chirurgo che vuole rendere più fresco un viso innanzitutto agisce sui tessuti che, scivolati verso il basso per effetto dell’età, offuscano la linea mandibolare e determinano le rughe sul collo. Ma i più recenti studi di percezione corporea rivelano che non sono queste le aree che catturano l’attenzione del paziente, che quasi esclusivamente si concentra invece sull’ovale che comprende gli occhi e la bocca”. Insomma, agire su zone periferiche è poco utile come lo sarebbe, in attesa degli amici per cena, tirare a lucido ripostiglio e lavanderia, tralasciando la sala da pranzo.
Ancora, agire non significa necessarimente ricorrere al bisturi in modo massiccio. Secondo un approccio sempre meno invasivo, il ringiovanimento del viso viene ottenuto abbinando una serie di trattamenti e interventi: un lifting settoriale, che lascia una piccola cicatrice davanti all’orecchio, nella zona della basetta; le infiltrazioni di tossina botulinica, per appianare se necessario le rughe sulla fronte; il trapianto di grasso autologo, per rivitalizzare i tessuti e ridare turgore al viso.
Il “trucco” del nano e micro fat grafting
Da ormai qualche anno, il ringiovanimento del volto comprende spesso anche il trapianto autologo di grasso, che viene opportunamente prelevato dai punti del corpo in cui è naturalmente presente (addome, fianchi ecc), “lavorato” e trasferito su guance o zigomi, le parti che tendono naturalmente a perdere volume con il passare degli anni. Se abbinato al lifting, cioè al riposizionamento dei tessuti scesi per effetto dell’età, il lipofilling ha l’effetto di ridare al volto la pienezza tipica della gioventù e, grazie all’azione delle cellule staminali adulte contenute nel grasso, di attivare un processo di rigenerazione che migliora l’elasticità e la vitalità dei tessuti, rendendoli visibilmente più giovani.
“Ma i risultati possono essere ancora più eclatanti – sottolinea De Santis – scegliendo una particolare metodica di prelievo e trasferimento del grasso, il cosiddetto nano e micro lipofilling, che come illustra Tonnard costituisce di fatto il lifting centro-facciale. Utilizzando sonde sottilissime, il trasferimento è possibile ed efficace anche in zone molto delicate, come le palpebre, che riguadagnano tonicità senza ricorrere al bisturi, contribuendo a conferire un’impressione generale di ringiovanimento”.