La pressione ‘ballerina’ in chi soffre di diabete peggiora le complicanze cardiovascolari: per proteggere i pazienti occorre quindi sia correggere la glicemia che mantenere la pressione ottimale e stabile. Lo rivela uno studio presentato al congresso dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd) da una giovane ricercatrice della Societa’ Italiana di Diabetologia (Sid), grazie ad un grant della Societa’ scientifica, Maria Grazia Radaelli del Policlinico di Monza.
Diversi studi hanno dimostrato che non solo elevati valori di pressione arteriosa ma anche un’aumentata variabilità della pressione da una visita all’altra si associa ad un aumentato rischio di mortalità e morbilità cardiovascolare. Lo studio ha analizzato quasi 1000 pazienti che eseguivano almeno quattro visite di controllo presso il centro diabetologico nel periodo 2013-16.
I risultati di questa analisi supportano l’ipotesi che nei soggetti con diabete di tipo 2 la mancanza di uno stabile controllo pressorio si associa ad un aumentato rischio di malattie del cuore. Diabetologo e medico di famiglia, quindi oltre a ottenere un buon controllo della glicemia, devono cercare di garantire un valore di pressione stabile per ridurre le complicanze nelle persone affette da diabete 2 e migliorarne, quindi, l’aspettativa e la qualita’ di vita.
Il team che “ha in cura il paziente diabetico – spiega il professor Gianluca Perseghin, che insieme ai professori Giuseppe Mancia e Guido Grassi dell’Universita’ di Milano Bicocca ha coordinato l’analisi dei dati – deve pertanto adoperarsi per aumentare la consapevolezza che il paziente deve avere che una attenta somministrazione della terapia lo aiuta a prevenire le complicanze del diabete”.