Equinozio d’autunno: il profondo significato del celebre Ratto di Proserpina

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Gli equinozi sono giorni particolari che, da sempre, alimentano leggende, credenze, miti, sopravvissuti sino ad oggi proprio per il loro gran fascino e mistero. Tra questi troviamo il celebre Ratto di Proserpina. Si narra che una volta, sulla terra, c’era sempre il sole ed i prati erano sempre verdeggianti e fioriti. Era la Dea Cerere che seminava e innaffiava le piante, facendo sì che gli alberi fiorissero mettendo sempre frutti. La figlia Proserpina (nota nella mitologia greca come Persefone o Kore, kora o Core), figura fondamentale nei Misteri Eleusini, giocava, invece, nei boschi e la sera tornavano a casa insieme, intonando canzoni. Tra gli Dei, però, c’era Plutone, Dio dei morti, il quale regnava sotto terra, al freddo e al buio, vivendo da solo dato che nessuna donna mai avrebbe voluto diventare regina delle oscurità. Si narra che in un mattino sereno, in cui il sole illuminava ogni cosa Proserpina, in compagnia di altre ninfe, si divertiva a correre sui prati ricoperti di erba rugiadosa e di fiori multicolori, ridendo, scherzando, gareggiando nella raccolta di rose, giacinti, viole per farne ghirlande e adornarsi le vesti.

Ma all’improviso la terra si spaccò e da essa balzò fuori Plutone, il dio della tenevre, su un cocchio d’oro, trainato da 4 cavalli nerissimi, che, preso dalla bellezza di Proserpina, innamoratosi perdutamente di lei, la afferrò con le sue possenti braccia, incitando i cavalli a correre velocemente. Egli aveva chiesto e ottenuto da Giove di poterla sposare, perciò era venuto sulla terra e l’aveva rapita. Demetra, udendo le strazianti urla della fanciulla dall’Olimpo e, sconvolta dall’ansia, scese, volando in terra, per cercare ovunque l’adorata figlia. Dopo aver vagato per nove giorni e nove notti, all’alba del decimo giorno, quando ogni ricerca risultò vana la dea, in preda alla più folle angoscia, interrogò il sole, che disse: “È stato Plutone, il dio delle tenebre, a rapire la tua diletta figlia per farla sua sposa”.f Fu allora che Demetra, sempre più disperata, si allontanò dall’Olimpo e si rifugiò ad Eleusi, in un tempio a lei consacrato, dimenticandosi della terra che aspettava la sua protezione, tanto che, lentamente, tutti i frutti marcirono, le spighe seccarono, i fiori e i prati ingiallirono e infine la terra divenne brulla e riarsa.

Fu a quel punto che Giove, avendo compassione degli uomini, chiamò Iride e la mandò da Demetra perché l’invitasse a tornare tra gli dei., ma il tentativo fu vano. Tutti gli dei, uno dopo l’altro, andarono a supplicarla offrendole doni magnifici, ma Demetra non si lasciò convincere. Allora Giove mandò Mercurio dal re degli inferi affinchè lo persuadesse a restituire la fanciulla alla madre. Plutone non osò disubbidire al volere di Giove, ma, prima che lei si allontanasse, le offrì alcuni chicchi di melograno. Proserpina li accettò, ignorando che per un’antica legge divina i rossi chicchi di quel frutto l’avrebbero per sempre legata agli inferi. Insieme a Mercurio la fanciulla ritornò nel mondo della luce e si recò nel tempio di Eleusi, dove trovò Demetra. Al solo vederla la dea si trasfigurò in volto, corse incontro alla figlia, l’abbracciò teneramente. Si consolarono a vicenda, parlando a lungo tra loro. Allora Demetra comprese che il legame tra la sua amata figlia e Plutone era ormai indissolubile e perciò chiese a Giove di poterla avere con sé almeno per una parte dell’anno. Il dio dell’Olimpo acconsentì, così Demetra ritornò finalmente fra gli dei e la natura si risvegliò. Da quel giorno, ogni volta che Proserpina torna nel mondo, i prati si coprono di fiori, i frutti cominciano a maturare sugli alberi e il grano germoglia nei campi.

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