Una settimana dopo l’arrivo dell’uragano Harvey in Texas, i soccorritori continuano l’incessante ricerca di sopravvissuti a uno dei peggiori disastri naturali che abbiano mai colpito gli Stati Uniti. Più di un milione gli sfollati e almeno 48 i morti, in un bilancio che si teme possa continuare a crescere. L’obitorio della contea di Harris e’ alla sua capacita’ limite (anche perche’ le pompe funebri hanno rallentato le esequie delle altre salme) e l’amministrazione ha chiesto allo Stato del Texas un camion frigorifero. Circa 779.000 texani sono stati chiamati a lasciare le loro case e altri 980.000 sono fuggiti volontariamente per il pericolo di nuove inondazioni per i fiumi in piena. Decine di migliaia di persone si sono affollate nei centri di evacuazione in tutta la regione.
La quantità di pioggia scaricata è senza precedenti per il Nord America: oltre 1.400mm di pioggia in pochi giorni hanno letteralmente devastato un’area di oltre 300 miglia nella parte sud-orientale del Paese. Il settanta per cento della contea di Harris, che comprende Houston e ha una popolazione di circa 4,6 milioni di persone, è stata coperta da 45 cm o più di acqua.
Adesso gli occhi sono puntati anche su un vasto impianto chimico devastato dalla tempesta, in cui giovedi’ sono avvenute una serie di esplosioni. Gia’ da alcuni giorni la societa’ aveva avvertito che l’esplosione era imminente perche’, saltata l’energia elettrica, si erano bloccati anche i generatori di riserva e dunque, non funzionando piu’ il sistema di refrigerazione, gli agenti chimici immagazzinati potevano incendiarsi. E’ successo: e cosi’, dopo una marea d’acqua, sono arrivati gli incendi: dalla centrale, che appartiene alla societa’ francese Arkema, giovedi’ si sono levati densi fumi neri e sono fuoriuscite alcune sostanze chimiche pericolose. L’area e’ stata evacuata da tutti gli abitanti in un raggio di due chilometri e mezzo. Quindici agenti sono stati ricoverati per aver inalato agenti irritanti. L’impianto Crosby produce perossidi organici liquidi usati nella produzione di prodotti di largo consumo, farmaci ma anche fanali per le auto o il PVC per tubi, imballaggi e canalizzazioni. L’impianto, che si trova a una quarantina di chilometri da Houston, e’ considerato tra i piu’ pericolosi dello Stato; e le autorita’ hanno chiesto agli abitanti che vivono nella direzione del vento di tenere chiuse le finestre per evitare di inalare il fumo. L’Epa, l’agenzia per la protezione ambientale, ha assicurato che l’analisi dell’aria non ha trovato ragioni per allarmarsi; ma e’ comunque sotto accusa per aver emanato, nell’era Trump, alcune direttive di sicurezza dell’amministrazione Obama.
Il gruppo chimico Arkema e le autorità sanitarie temono inoltre altre esplosioni nell’impianto dell’azienda a 25 miglia a est di Houston. L’allarme contaminazione e’ generale. Anche le sorgenti di acqua potabile “possono essere contaminate”, ha avvertito il dottor David Persse, direttore dell’Emergency Medical Service di Houston, assicurando che i sistemi di acqua potabile e di acque reflue della citta’ sono per ora intatti. Ma migliaia di persone nelle 38 contee del Texas colpite ricorrono a sorgenti private, non soggette agli stessi controlli e per questo a rischio. Rappresentano un problema anche le zanzare: dopo l’uragano Katrina, nel 2005, i casi di Zika e di West Nile Virus raddoppiarono nelle zone della Louisiana e del Mississippi devastate dall’uragano. Del resto, l’acqua scaricata su Houston e le aree circostanti gia’ contiene pericolose quantita’ di agenti contaminanti: lo hanno dimostrato i test condotti dalla Texas A&M University. L’acqua testata conteneva una quantita’ di e.coli in quantita’ 125 volte superiore a quella considerata sicura per nuotare. “C’e’ una presenza molto probabile di agenti patogeni, virus e altri organismi che potrebbero causare malattie”, ha spiegato Terry Gentry, professore associato della Texas A&M Universita’, che ha condotto i test. Il devastante uragano Harvey ha inondato il Texas sommergendo un terzo di Houston, la quarta citta’ piu’ grande degli Stati Uniti. Nell’acqua e’ finito tutto quanto raccolto nelle strade e nelle case ma anche un migliaio di ettari di terreno: pesticidi, solventi, sostanze industriali, agenti chimici che sono stati immessi nell’ambiente. “E non basta: in questa brodaglia rancida si sono mescolate anche tonnellate di letame e liquami di fognatura”.
Moody’s Analytics ha stimato danni causati dall’uragano per il sud-est del Texas da 51 a 75 miliardi di dollari, classificandolo tra le tempeste più costose della storia statunitense.
Gran parte dei danni è stato a Houston, l’hub per l’energia negli Stati Uniti. Alcune delle più grandi raffinerie petrolifere della nazione sono state chiuse per le inondazioni, con una perdita di circa un quarto della capacità di raffinazione del petrolio degli Stati Uniti. Il prezzo della benzina è aumentato e si è creata una corsa alle stazioni di servizio nelle principali città del Texas, spingendo le autorità statali a diramare messaggi per rassicurare i cittadini sulle forniture di combustibile.Intanto Houston, la quarta città più popolosa della nazione, cerca di tornare alla normalità, tra conta dei danni, soccorsi e timori per la salute legate alla presenza di batteri e inquinanti nelle acque alluvionate. La squadra di baseball degli Houston Astros, costretta a giocare fuori città a causa delle inondazioni, tornerà sul suo campo casalingo domani contro i New York Mets.
E mentre i riflettori sono ancora tutti puntati sul Texas, si sta intensificando nell’Atlantico un nuovo uragano, Irma, che minaccia i Caraibi e, potenzialmente, gli Stati Uniti Partita come tempesta tropicale, Irma e’ stata elevata ad uragano categoria 3 giovedi’ pomeriggio. Gli esperti meteo prevedono che Irma continui a rafforzarsi e a muoversi verso Occidente nei prossimi 5 giorni quando dovrebbe arrivare a categoria 4, la stessa raggiunta da Harvey poco prima di atterrare a Corpus Christi, in Texas, la scorsa settimana. Intanto domani il presidente Donald Trump sara’ a Houston e insieme alla first lady Melania. Martedi’ scorsa Trump era stato fortemente criticato per non aver incontrato di persona le vittime durante la sua prima visita in Texas. Un’immagine in netto contrasto con quella del vice-presidente, Mike Pence, che invece, levatasi la giacca, tirate su le maniche della camicia, si era messo ad aiutare i soccorritori. Trump ci riprova domani; vedremo sa sapra’ fare meglio.