I vertici della China Earthquake Administration (CEA) hanno visitato la sede romana del loro equivalente italiano, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e poi le zone dell’Appennino colpite dai recenti terremoti per comprendere come l’Italia studia e si difende dalla pericolosità sismica e possibilmente per iniziare una collaborazione con il nostro ente di ricerca preposto alla sorveglianza. Il Dott. Niu Zhijun, capo della delegazione, ha dichiarato che la Cina sta investendo molto nel monitoraggio e studio dei precursori. “Forecast” è stata una parola chiave della loro visita. In Cina possono verificarsi terremoti catastrofici, anche di magnitudo 8. Si stima che quello nello Shaanxi del 1556 abbia provocato oltre 800.000 morti, mentre quello di Haiyuan del 1920 quasi 300.000 e quello di Tangshan del 1976 oltre 230.000. Sono i tre terremoti più distruttivi della storia dell’umanità in termini di perdite di vite umane, e si sono verificati tutti in Cina, due nel secolo scorso. Questo per dire quanto loro sono sensibili a questo tema. Sapere che anche in Cina stanno lavorando sulla previsione sismica è importante per l’indirizzo assunto dalla comunità scientifica internazionale. E ci siamo anche noi, c’è anche l’INGV“, sostiene ai microfoni di MeteoWeb Carlo Doglioni, Presidente dell’INGV. Le zone d’Italia dove in passato si sono scatenati terremoti catastrofici verranno prima o poi in futuro colpite ancora da questi eventi calamitosi; tuttavia vi sono vaste zone che hanno un assetto geologico simile in cui eventi simili non si sono ancora manifestati, ma che in futuro ci attendiamo possano accadere. Il catalogo sismico nazionale è forse il migliore al mondo, ma la storia sismica che conosciamo è inevitabilmente più ridotta dei tempi della geologia.
“Sappiamo le zone dove avverranno i terremoti di maggiore magnitudo, ma siamo ancora lontani dal saper dire quando si verificheranno. La comunità scientifica è divisa tra chi sostiene che i terremoti non si potranno mai prevedere e chi pensa che comunque valga la pena investire sullo studio dei precursori. Alcuni decenni fa si pensava che i tumori fossero incurabili: oggi sono numerose le terapie efficaci per diverse neoplasie che sono state raggiunte grazie alla ricerca scientifica. In Italia vi sono vari gruppi che si occupano di previsione con tecniche probabilistiche o deterministiche”.
“Tra i suoi obiettivi, l’INGV sostiene studi sia sulle probabilità di accadimento dei terremoti come recentemente pubblicato da Warner Marzocchi e collaboratori (http://advances.sciencemag.org/content/3/9/e1701239) sia sui precursori sismici rilevabili dai dati satellitari come proposto da Marco Moro e colleghi (https://www.nature.com/articles/s41598-017-12058-3), o precursori idrogeochimici come evidente nello studio di Domenico Barberio della Sapienza di Roma e colleghi del CNR e dell’INGV (https://www.nature.com/articles/s41598-017-12058-3). Altri studi di previsione sono basati su approcci definiti neo-deterministici, di cui Giuliano Panza è uno dei principali sostenitori (https://arxiv.org/pdf/1709.02945.pdf). La comunità scientifica internazionale e nazionale sta dunque gradualmente aumentando l’interesse e soprattutto iniziando a ottenere risultati incoraggianti per il raggiungimento un giorno di una previsione più affidabile e realmente utile, come sta già avvenendo per le eruzioni vulcaniche”.
Doglioni commenta positivamente gli ultimi studi pubblicati e ritiene che lo studio sui precursori vada perseguito con convinzione, anche se sarà lungo e tortuoso. Forse la differenza tra i vari ambienti tettonici (compressivo, estensionale, trascorrente, ndr) che danno segnali precursori opposti, ha reso finora non riconoscibili e attendibili i messaggi che la Terra emana prima degli eventi sismici.
Doglioni sostiene l’impegno per lo studio dei precursori con un approccio multiparametrico che include i dati GPS, SAR, geochimici, integrato dai dati sismologici e geologici, oltre alle emissioni acustiche, agli studi della ionosfera e varie altre metodiche come ovviamente quelle statistiche. La scienza non prevede stop definitivi rispetto a temi che nel corso dei secoli hanno portato l’umanità a darsi sempre nuove risposte. Se siamo arrivati a prevedere il tempo che fa, perché non dovremmo arrivare un giorno a prevedere anche i terremoti? Non ci sveglieremo domani e sapremo dire dove e quando si verificheranno le prossime scosse in modo preciso, ma è già confortante osservare come finalmente la comunità scientifica abbia iniziato a rivalutare l’interesse per questa sfida così importante dal punto di vista sociale e culturale.