Incendio del Morrone, Associazioni: altri danni all’ambiente col pretesto dell’emergenza

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Chilometri di scriteriate piste tagliafuoco, inutili e dannose, sono state realizzate in pieno Parco Nazionale della Majella nei giorni scorsi, senza alcuna autorizzazione, con il pretesto dello stato di necessità legato al devastante incendio del Morrone” lo spiegano in una nota Maria di Gregorio, Presidente di Appennino Ecosistema, Stefano Allavena, Coordinatore per l’Abruzzo della Lega Italiana Protezione Uccelli, Stefano Orlandini, Presidente di Salviamo l’Orso, Fabio Borlenghi, Responsabile di Altura per l’Abruzzo.

Le Associazioni Appennino Ecosistema, LIPU, Salviamo l’Orso e ALTURA hanno presentato stamattina un esposto in proposito alla Procura della Repubblica di Sulmona, al Reparto Carabinieri Parco Nazionale Majella ed alla Stazione Carabinieri Parco di Popoli, “perché intervengano promuovendo le doverose azioni per prevenire e reprimere questi fatti di reato, che innalzeranno il pericolo di dissesto idrogeologico del Morrone Peligno, aggiungendo il danno delle frane e delle alluvioni a quello dell’incendio.

In un articolo comparso in data 06/09/2017 sulla testata giornalistica web “ReportAge di Maria Trozzi” (https://report-age.com/2017/09/06/come-funghi-le-piste-tagliafuoco-spianate-troppe-strade-sul-morrone-fuoco-spento-brucia-la-speculazione/) era stata documentata la realizzazione in corso di piste tagliafuoco di lunghezza di oltre un chilometro e larghezza di 10-15 metri, con relativo sbancamento di pendii e valli, nel territorio dei Comuni di Pratola Peligna e Roccacasale (AQ), nel territorio del Parco Nazionale della Majella (Zone B e C), nonché in quello delle aree della Rete europea Natura 2000 denominate Zona di Protezione Speciale “IT7140129 Parco Nazionale della Maiella” e Sito di Interesse Comunitario “IT7140203 Maiella”.

Le piste sono state realizzate anche dopo la dichiarazione formale di cessata emergenza e l’avvenuto spegnimento dell’incendio del Morrone, quindi in palese assenza del requisito fondamentale dello “stato di necessità” e del pericolo “concreto ed attuale” per le vite umane, richiesti dalla legge per la realizzazione in deroga di interventi d’emergenza.”

Le Associazioni chiedono all’Autorità giudiziaria e ai Carabinieri forestali “di intervenire, in quanto le piste sarebbero state realizzate in violazione delle Legge quadro sulle aree protette n. 394/1991, che vieta “qualsiasi mutamento dell’utilizzazione dei terreni con destinazione diversa da quella agricola e quant’altro possa incidere sulla morfologia del territorio, sugli equilibri ecologici, idraulici”, nonché tutti gli interventi eseguiti in violazione degli obblighi prescritti dal Piano del Parco e in assenza del nulla osta dell’Ente Parco. Neppure la Direttiva habitat dell’Unione Europea ed il Codice del paesaggio (D. Lgs. n. 42/2004) sarebbero stati rispettati, in quanto le opere sono state eseguite in assenza di autorizzazione paesaggistica e di dichiarazione di incidenza ambientale non significativa, obbligatoria per tutte le aree della Rete europea Natura 2000.

Invece di realizzare simili opere inutili e dannose, le Associazioni chiedono che sia finalmente attuato il Piano di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi del Parco Nazionale della Majella 2015-2019, approvato con atto avente valore di legge (D.M. n. 114 del  29/04/2016, http://www.minambiente.it/pagina/parco-nazionale-della-majella), che prevede valide misure di prevenzione degli incendi boschivi, sfortunatamente mai compiutamente realizzate, tra le quali (1) una rete di punti di avvistamento, sulla base dell’attività dei Carabinieri forestali e di numerose associazioni di volontariato di protezione civile (quattro delle quali operanti proprio nella Valle Peligna), (2) un sistema di videocontrollo ambientale del Parco (realizzato ma non funzionante) e, soprattutto, (3) un piano di interventi di rinaturalizzazione dei rimboschimenti di conifere, pinete principalmente di pino nero, attraverso il diradamento delle conifere, con priorità alle aree del Morrone Peligno (alcune delle aree prioritarie elencate nel Piano sono proprio tra quelle percorse dal fuoco nelle scorse settimane).”

Le Associazioni chiedono inoltre di “evitare di ricorrere a nuovi rimboschimenti, in quanto in questo contesto sono, oltre che costosi e di sicuro incentivo per ulteriori incendi, anche del tutto inutili. Il bosco tornerà da solo.

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