Leucemia: fattori di rischio e ultimi approcci terapeutici

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In tutto il mondo l’incidenza della leucemia nelle sue varie espressioni cliniche è in continuo aumento. L’Italia, tra l’altro, nell’ambito dei paesi occidentali, vanta il poco invidiabile primo posto nell’incidenza della malattia con 10-12 nuovi casi all’anno ogni 100.000 abitanti.Leucemia è un termine col quale si indica un insieme di malattie maligne del sangue che originano dalla proliferazione tumorale di una cellula ematopoietica. Le cellule ematopoietiche sono ospitate nel midollo osseo con funzione di produzione delle normali cellule sanguigne (globuli rossi, bianchi e piastrine). Negli individui affetti da leucemia, il midollo osseo perde la capacità di generare cellule normali, acquisendo quella patologica di produzione delle cellule tumorali.

La malattia è il risultato finale di una complessa serie di eventi e fattori ambientali: esposizione a radiazioni ionizzanti che può avvenire in chemioterapia, incidenti atomici (Hiroshima e Nagasaki), esposizioni professionali a benzene, presente nell’industria chimica, in petrolo e benzina e sua inalazione prolungata; virus erpetici e retrovirus, assunzione di antiblastici, inibitori delle topoisomerasi di tipo II e alcuni farmaci chemioterapici. I farmaci che inducono maggiore suscettibilità sono gli agenti alchilanti.Ed ancora fumo di sigaretta, malattie ereditarie (sindrome di Down) o sindromi da instabilità cromosomica, mielodisplasia, virus dei linfociti T dell’uomo di tipo 1 (HTLV-1), rari sono i casi di trasmissione familiare. I sintomi sono espressione della progressiva invasione del midollo osseo e della sua conseguente perdita di funzionamento.

Le leucemie croniche di solito sono asintomatiche e la diagnosi è occasionale, sulla base di esami eseguiti di routine; mentre nelle leucemie acute possono esserci: debolezza dovuta all’anemia, tendenza emorragica, causata dalla riduzione delle piastrine; tendenza a sviluppare infezioni, febbre, sudorazioni notturne, dimagrimento, dolori ossei e articolari sino all’ingrandimento dei linfonodi, della milza e/o del fegato, lesioni cutanee, disturbi neurologici (cefalea, paralisi ecc). La diagnosi avviene mediante l’anamnesi e l’esame fisico del paziente, proseguendo poi con l’esame emocromocitometrico completo e con lo striscio del sangue periferico. Per completare la diagnosi: biopsia ossea e rachicentesi, cui possono associarsi radiografia, ecografia e Tac per valutare l’estensione della malattia nell’organismo. Il trattamento è in continua evoluzione, con diverse opzioni e spesso è necessario un approccio multidisciplinare : sorveglianza attiva, chemioterapia sistemica con o senza radioterapia, monochemioterapia, terapia multi-farmacologica; chemioterapia mieloablativa, trapianto di cellule staminali e midollo; terapia con inibitori tirosin-chinesisi, terapia con anticorpi e interferone.

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