Ha suscitato un prevedibile e giustificato scalpore, sfociato presto in allarmismo e terrore, la notizia della morte per malaria della bambina di Brescia ricoverata sabato scorso in ospedale, deceduta dopo 48 ore di agonia.
La patologia mancava in Italia da più di trent’anni e risulta essere oggi la seconda malattia infettiva al mondo per mortalità dopo la tubercolosi.
La malaria è una patologia infettiva, causata da un parassita -plasmodio- e si trasmette solo ed esclusivamente attraverso la puntura di zanzare infette.
Il tipo specifico di zanzara è la Anopheles, presente in Africa, in America Centrale e del Sud ed in Asia.
Dopo esser stati punti, i parassiti della malattia vanno a concentrarsi nel fegato e i globuli rossi, dopo l’incubazione, vengono presto infettati.
I sintomi più comuni a seguito della puntura sono febbre, mal di testa, tensione di muscoli della nuca, brividi e sudorazione, talvolta nausea, vomito e diarrea.
Possono essere tutti presenti contemporaneamente o alternati.
Solitamente i primi malesseri compaiono 10- 15 giorni dopo la puntura della zanzara infetta. Se non si cura celermente, la malattia degenera presto, interrompendo l’afflusso di sangue agli organi vitali, portando irrimediabilmente al decesso.
Sempre più spesso la patologia viene contratta a seguito di un viaggio all’estero, in Paesi ancora malarici.
I medici consigliano infatti di sottoporsi a trattamenti di profilassi farmacologica prima di partire e al ritorno è bene consultare un esperto di medicina tropicalista in un centro specializzato, per monitorare, attraverso esami parassitologici sul sangue, lo stato di salute.