La malaria è una pericolosa malattia infettiva causata da due specie di parassiti (Plasmodium falciparum, Plasmodium vivax) che soggiornano nell’anofele, un tipo di zanzara femmina, “vettore” della malattia, che punge principalmente tra il tramonto e l’alba.
TRASMISSIONE: La trasmissione avviene, dunque, con la puntura di quest’ultima, tipica dei Paesi tropicali (Sud-Est Asiatico, Africa, America Centrale). Il Plamodium falciparum, quello nella bambina di Trento morta agli Spedali Civili, è l’agente infettivo che presenta, inoltre, la maggiore morbosità e mortalità. A rischio non solo gli abitanti di quei paesi, ma anche i viaggiatori che, col turismo in crescita, possono incorrere in questo pericolo. Inoltre, poiché i parassiti colpiscono le cellule rosse del sangue, si può contrarre la malaria dalle esposizioni a sangue infetto, ad es. da madre a figlio, con le trasfusioni di sangue, condividendo aghi usati per iniettare farmaci.
A rischio: bambini piccoli che vivono in aree a trasmissione stabile e non hanno ancora sviluppato l’immunità protettiva nei confronti delle forme più gravi della malattia; donne incinte non immuni, in quanto la malaria provoca un’alta percentuale di aborti e può portare alla morte materna; donne incinte parzialmente immuni, in aree ad elevata trasmissione. La malaria può avere come conseguenze aborti e basso peso alla nascita, soprattutto se si tratta della prima o seconda gravidanza; donne incinte parzialmente immuni affette dall’AIDS in aree a trasmissione stabile, per tutto il corso della gravidanza. Le donne che presentano un’infezione da malaria localizzata nella placenta hanno anche un rischio maggiore di trasmettere al neonato l’infezione da HIV; persone affette da HIV/AIDS; viaggiatori internazionali in provenienza da aree non endemiche a causa dell’assenza di immunità; immigranti provenienti da aree endemiche e i loro figli, che vivono in aree non endemiche e tornano nei paesi d’origine in visita ad amici e parenti, sono similmente a rischio a causa del calo o assenza di immunità.
SINTOMI E COMPLICANZE: Tra i sintomi della malaria: attacchi di febbre alta (40-41°C) con crisi intermittenti (ogni giorno, ogni due giorni, ogni tre giorni ecc), brividi e sudorazione, mal di testa, tensione ai muscoli nucali, talvolta nausea, vomito, diarrea, stanchezza, pigmentazione giallastra della cute, anemia acuta o cronica. La malaria può essere fatale: il parassita è in grado di bloccare i piccoli vasi sanguigni dl cervello (malattia cerebrale), il fluido accumulato nei polmoni (edema polmonare) può rendere difficile la respirazione. La malaria , inoltre, può provocare insufficienza renale, epatica o la rottura dlla milza, anemia grave, basso livello di zuccheri nel sangue, con conseguente coma o decesso.
DIAGNOSI: Il sospetto di malaria avviene tramite l’anamnesi del viaggio del paziente, l’osservazione dei sintomi ed i riscontri della visita clinica. Per la diagnosi definitiva occorrono test di laboratorio volti a confermare la presenza del parassita e dei suoi componenti. Le indagini di laboratoriio, oltre a rilevare una blanda anemia, una blanda trombocitopenia, l’aumento della bilirubina e delle aminotrasferasi, si basano sulla dimostrazione della presenza di parassiti nel sangue (striscio di sangue, colorazione di Giemsa), sull’identificazione dEgli anticorpi (immunofluorescenza diretta o ELISA), sull’identificazion degli acidi nucleici dl parassita con la reazione a catena della polimerasi (PCR, diagnosi molecolare della malaria).
CURA E PREVENZIONE: Per adottare la terapia più adatta è doveroso conoscere la specie di Plasmodio che ha causato la malaria e le caratteristiche di resistenza ai diversi farmaci antimalarici, la gravità delle condizioni dl paziente, se egli ha effettuato o meno una profilassi antimalarica, se sussistono condizioni particolari (es. età pediatrica o gravidanza). I medici possono contare sull’impiego di alcuni farmaci antimalarici, come ad esempio la clorochina o il chinino, che vengono somministrati per via orale, intramuscolo o per endovena. Nella maggior parte dei casi garantiscono ottimi risultati. Se il soggetto colpito da Malaria viene curato con tempestività e nella maniera corretta le possibilità che l’infezione venga completamente debellata sono molto alte, tuttavia se il trattamento farmacologico viene interrotto, l’infezione può continuare a proliferare indisturbata nell’organismo, portando a recidive e riattivazioni.Come prevenire?E’ doveroso proteggersi dalle punture di insetti, indossando indumenti ampi che coprano polsi e caviglie, avvalendosi dell’ausilio dele zanzariere, impregnate di insetticida che avvolgono il letto durante il riposo notturno.Si a repellenti ad uso cutaneo a base di DEET, spirali zanzarifugh al piretro, altri piretroidi di sintesi e mediante fornelli elettrici.
Per la profilassi farmacologica, ci si può invece rivolgere ad un Centro specializzato in malattie tropicali, che adotterà un trattamento strettamente individuale, che varia da persona a persona, in base al paese visitato, alla durata della permanenza del viaggiatore, al periodo dell’anno in cui è effettuato il soggiorno. Alcuni dati. Nel territorio italiano, dove la sorveglianza e gli interventi di controllo della popolazione vettoriale sono costanti, i casi di malaria registrati nel periodo 2011-2015 sono stati 3633, quasi tutti casi di importazione, in cui il soggetto viene punto all’estero, nel corso di un viaggio o di una permanenza in uno stato, in Africa, Asia o America centrale, dove essa è endemica. Nel nostro Paese, la malaria è stata dichiarata debellata già nel 1970, ma continua ad essere endemica in altre aree del mondo, tanto che secondo il World Malaria Report si contano nel mondo 214 milioni di casi e 438 mila decessi. L’obiettivo dichiarato dall’Oms è di debellarla da 35 paesi entro il 2030.