Equinozio d’autunno: Mabon, l’equivalente celtico del Ratto di Proserpina

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Come mai Mabon, dio della giovinezza e della luce, è associato all’ equinozio d’autunno? Come ogni divinità legata al percorso del Sole e alla rinascita primaverile (come ad esempio lo slavo Jarilo, il greco Attis, il mediorientale Yehoshua/Iesosus e molti altri) il suo destino ciclico è quello di nascere da una Grande Madre, morire scendendo negli Inferi, rimanerci come un seme piantato, per poi rinascere ancora in primavera come un germoglio, nel grande ciclo della Natura. Si narra che Mabon venne rapito te notti dopo la sua nascita dalla sua stessa madre, che lo relegò a Annwn, Regno dei Morti, governato da Arawn, dio celtico che presiede la caccia e il ciclo delle stagioni. Nel folklore gallese Arawn guida la Caccia Selvaggia assieme alla moglie a a 4 segugi, spiriti dell’Amwn dal pelo bianco e dalle orecchi fulve.

Amwn viene descritto come un luogo di delizie ed eterna giovinezza, senza malattie, caratterizzato sa abbondante cibo. Un giorno, dopo molti anni dal suo rapimento, il cugino di re Artù, che si trovava da quelle parti per compiere una delle sue ardite imprese ( sposare la bella Olwn perché la madre della fanciulla lo aveva maledetto non avrebbe potuto sposare alcun’altra), lo trasse in salvo, portandolo fuori dal Regno dei morti. Da allora Mabon si unì a Culhwch per aiutarlo nelle sue imprese. Mabon, essendo legato al Sole, fu identificato dai Romani con Apollo Maponus, simile all’alter ego celtico in tutto e per tutto: è l’aspetto giovanile e luminoso del Dio, anch’egli cacciatore come la sorella Diana e dallo spirito silvano. In molte antiche iscrizioni tra Galles e Inghilterra si trova la dicitura “Deo Maponus” riferite a Mabon. Si dice che “a Mabon è tempo di bilanci”: questo è il momento dell’anno in cui si tirano le somme, si mette “sulla bilancia” ciò che si è fatto e ciò che si deve fare per affrontare il futuro.

Il simbolo chiave di Mabon è la Cornucopia, la cesta senza fondo dalla quale sgorga come una cascata tutto il cibo che si desidera. La Cornucopia è un simbolo fortemente legato alla Dea, poiché proviene da uno dei corni che Eracle spezzò ad Acheloo (dio fluviale figlio di Gea) mentre questi si era trasformato da serpente a toro. Due animali che ben sappiamo essere allegorie del femminino sacro. Quando il corno cadde a terra alcune ninfe lo raccolsero, lo riempirono di frutta e fiori e lo offrirono alla dea Abundantia, la quale lo rese eternamente pieno. In entrambi i miti, quello di Mabon e quello di Proserpina, ciò che viene ciclicamente rivissuto ad ogni autunno è il sacrificio del dio/dea che, dopo le gioie amorose della primavera e dell’estate, dopo aver dato con la massima potenza fecondante i frutti a tutti gli esseri viventi, è costretto/a a declinare nel buio della Terra, intesa come Ventre, Utero, Tomba, Infero.

Equinozio d’autunno: il profondo significato del celebre Ratto di Proserpina

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