Mal di gola, naso colante, tosse, catarro e sonno interrotto. “Nonostante il clima mite di questi giorni mezzo milione di under 18 anni italiani fa i conti con il raffreddore. E arriverranno a 900 mila la settimana prossima”. Parola del pediatra di Milano Italo Farnetani, ordinario alla Libera Università Ludes di Malta, che ha realizzato un’indagine fra i colleghi. “In particolare – dice all’AdnKronos Salute – ora sono 200 mila i soggetti di meno di 6 anni con raffreddore, che raddoppieranno la settimana prossima”.
Sotto accusa, sottolinea l’esperto, il ritorno a scuola. “Il ruolo della scuola nel favorire la trasmissione degli agenti infettivi, soprattutto virus e batteri, è chiaro: anche per loro la ‘dimora’ privilegiata è la famiglia e, quando si riaprono le scuole, anche loro entrano in classe con i piccoli scolari e così, attraverso l’aria respirata, il contatto con le mani, i vestiti, questi microrganismi cambiano bambino con facilità. Se si moltiplica questo meccanismo per i milioni di bambini e per le decine di agenti infettivi che si possono trovare in una scuola, si capisce bene perché ogni anno, dopo pochi giorni dall’inizio delle lezioni, si verifichi una delle 3 grandi epidemie di raffreddore dell’anno (le altre sono a gennaio e ad aprile)”.
Gli scolaretti che riescono a ‘raccogliere’ più agenti infettivi sono quelli “che frequentano l’asilo nido, cioè che hanno meno di 3 anni, seguiti da quelli della scuola d’infanzia (3-6 anni) e infine delle elementari; infatti più piccolo è il bambino, meno tempo ha avuto di incontrare gli agenti infettivi e di fabbricarsi le difese”. Non solo: il bimbo porta a casa questi microrganismi, così da trasmetterli ai familiari. “I più colpiti saranno proprio coloro che hanno più stretti contatti con il bambino, perciò genitori, fratelli e sorelle”.
Ma come avviene il contagio? “La maggior parte delle infezioni trasmesse a scuola è dovuta ai virus, molto leggeri e che si diffondono con estrema facilità, quindi la principale via di trasmissione sarà quella attraverso l’aria respirata, la tosse e gli starnuti – spiega Farnetani – Ma gli agenti infettivi possono restare per un periodo che varia da pochi minuti a delle ore sulle superfici non porose, come tavoli, sedie, pennarelli, giocattoli, carta, vestiti, fazzoletti. E possono essere con facilità trasportati anche con le mani: in questo caso basta lavarle con regolarità e attenzione per attuare una semplice, ma efficace prevenzione”.
Ma se il bambino è molto raffreddato deve lo stesso andare a scuola? “Insegnanti o genitori in alcuni casi possono decidere da soli, ancor prima che il bambino venga visitato dal medico, se sia opportuno che non vada a scuola, per esempio quando: ha la febbre sopra 37,5°C, una tosse incessante (più di 15 colpi in un’ora) o piange per più di un’ora, ha difficoltà a respirare (compie più di 40 respiri al minuto), è particolarmente irrequieto o sonnolento, ha diarrea, ha vomitato più di 2 volte in 24 ore, ha una congiuntivite purulenta”, conclude.