E’ una delle prime 10 cause di morte a livello mondiale: solo nel 2015 oltre 10 milioni di persone si sono ammalate di Tbc e quasi 2 milioni sono morte. In 6 Paesi – India, Indonesia, Cina, Nigeria, Pakistan e Sudafrica – si concentra oltre la metà dei casi di Tbc. Controllarne la diffusione è quindi sempre più importante, anche tenendo conto dei flussi migratori. “Eppure, la soluzione per prevenire questo problema esiste. E senza chiudere le frontiere“. Lo ha spiegato Ajit Lalvani, direttore del Centro ricerche sulla tubercolosi dell’Imperial College di Londra, in questi giorni a Roma per l’incontro “Hot topics in tubercolosis” al Policlinico Gemelli.
La chiave, secondo l’esperto, sta in una diagnosi con test più accurati all’arrivo e soprattutto nella terapia preventiva per i migranti. “Nei Paesi occidentali – ha spiegato Lalvani all’Adnkronos Salute – nel 75% dei casi la Tbc è presente in forma latente e asintomatica, e riguarda persone provenienti da zone povere, dove questa patologia è endemica. Questo perché, secondo uno studio britannico, il 70% dei casi con Tbc latente non viene rilevato dagli screening all’ingresso. Ma poi la malattia si attiva dopo pochi anni dall’arrivo nel Paese, in circa la metà di questi casi”. Proprio questo favorisce la diffusione della malattia nella popolazione dei Paesi occidentali.
“La buona notizia – aggiunge – è che oggi sappiamo che, con una diagnosi accurata e un trattamento antibiotico preventivo, possiamo evitare che la malattia da latente diventi infettiva, arrivando così a mettere a rischio la popolazione locale. E questo – assicura Lalvani – con un rapporto costo-beneficio favorevole. E’ possibile così scollegare il problema tubercolosi da quello dell’immigrazione. E avere una ‘libera migrazione’, che non comporti il rischio di un aumento dei casi di tubercolosi. Questa è la nuova realtà dei fatti”.
Al Gemelli si è parlato anche di un problema emergente, quello delle forme di Tbc resistenti ai farmaci. Solo nel 2015 mezzo milione di persone nel mondo ha sviluppato forme di Tbc multiresistenti. “In India ogni minuto una persona muore di tubercolosi – spiega Zarir Udwadia, pneumologo dell’Hinduja Hospital & Research Center di Mumbai, primo ad aver segnalato casi di multiresistenza nel Paese – Abbiamo il più alto numero di casi di tubercolosi resistente ai farmaci. Su questi pazienti i medicinali di prima linea non hanno effetto, dobbiamo quindi intervenire con altri farmaci più aggressivi e tossici, con il rischio di effetti collaterali più gravi“.
Talvolta i farmaci non bastano. “Si deve rinforzare il sistema immunitario per aiutare l’organismo dei pazienti a reagire e a sconfiggere la Tbc. È necessario quindi un approccio combinato, in attesa di un vaccino efficace. Sono in corso numerosi grandi trial clinici in molti Stati del mondo, su diversi tipi di candidati. Quella per il vaccino è una sfida molto eccitante“, conclude l’esperto.