“Nei pronto soccorso bisogna mettere gente più esperta e competente sullo scompenso cardiaco perché si tratta di una malattia subdola. I sintomi sono molto comuni e difficilmente associabili a tale patologia. Da un infarto se ne viene fuori, lo scompenso cardiaco resta tutta la vita”. Lo afferma Oberdan Vitali, presidente Aisc (Associazione italiana scompensati cardiaci) nel corso della giornata di studio e confronto sullo scompenso cardiaco, che si è svolta oggi in Regione Lazio per la Giornata mondiale del cuore.
Il ruolo dell’associazione è di “insegnare ai pazienti a conoscere questa patologia e imparare a conviverci senza trascorrere la propria vita in modo invalidante – spiega all’Adnkronos Salute il presidente dell’Aisc – Non è una patologia che ti inchioda a casa, bisogna muoversi, uscire e non privarsi dei piccoli piaceri. L’importante è avere alcune accortezze, in primis la mattina bisogna pesarsi e misurarsi la pressione perché se il peso aumenta in pochi giorni, bisogna andare subito dal medico”.
Vitali conclude con un appello alle istituzioni: “E’ importante che ogni cittadino laziale, anche chi abita lontano dai principali poli dedicati, possa avere realmente accesso alla struttura dove trovare soluzioni terapeutiche efficaci ed innovative e riacquisire una qualità di vita soddisfacente“.
L’Aisc, fin dalla sua costituzione nell’ aprile del 2014, è fortemente impegnata nell’attività di informazione, a carattere capillare, sui sintomi e sulla promozione di un corretto stile di vita. A oggi conta 3.000 iscritti, opera su tutto il territorio nazionale e regionale, anche attraverso centri territoriali. Tante le iniziative portate avanti dall’associazione: dall’informazione nelle piazze attraverso un punto itinerante attrezzato per i primi test preliminari, agli incontri educazionali sulla dieta mediterranea, dalle lezioni in centri specializzati sull’attività fisica, alla cura degli aspetti psicologici, al ruolo essenziale del caregiver.