Paolo Bordon, direttore generale dell’Azienda per i servizi sanitari della Provincia di Trento spiega all’Adnkronos Salute: “Abbiamo inviato all’Iss dei vetrini con campioni prelevati a Sofia il 17 agosto, il giorno dopo il suo primo ingresso in ospedale. Questo ci permetterà di capire se era già arrivata con la malaria, pur non presentandone i segni, oppure no”. Continuando – “Eravamo certi della diagnosi di malaria da Plasmodium falciparum dal 2 settembre, quando abbiamo contattato Brescia. E sapevamo che le altre due bambine ricoverate con malaria avevano lo stesso parassita. Le due bimbe – aggiunge – erano arrivate in ospedale al rientro da una zona ad alto rischio ed era stata subito fatta la diagnosi di malaria”. Ma c’è un legame tra i casi di questi bambini e quello di Sofia che non si era mai allontanata dall’Italia? Le verifiche dell’Iss potrebbero contribuire a fare chiarezza: stabilire cioè se il contagio è precedente al primo ricovero di Sofia, oppure no. “La prima volta che la bimba è arrivata nella struttura di Trento non manifestava segni di malaria – spiega il Dg – ma l’incubazione va da 6 a 20 giorni”. Insomma, molte ipotesi restano aperte. Intanto “domani aspettiamo gli ispettori del ministero della Salute.