Quella della bimba di 4 anni morta a Brescia per malaria cerebrale è “un caso criptico. Questo perché la malattia viene trasmessa da un certo tipo di zanzara anofele che in Italia non c’è: non abbiamo un vettore competente“. Lo spiega all’Adnkronos Salute Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, ricordando che “i rarissimi casi di malaria registrati negli ultimi anni nel nostro Paese erano da Plasmodium vivax, per cui invece abbiamo un vettore competente“.
“Sappiamo inoltre che la bimba non è stata all’estero“, aggiunge Rezza. Ma allora come può essere avvenuto il contagio? “Non sembra ci siano state trasfusioni o scambi di sangue. Non c’è evidenza ancora sulla modalità di trasmissione: occorreranno analisi epidemiologiche ed entomologiche accurate per fare luce su questo caso drammatico e insidiosissimo. Ma quello che possiamo dire è che non c’è un rischio di comunità: il pericolo di ulteriori casi è estremamente basso se non nullo“, rassicura.
“Quello che sappiamo finora è che una zanzara nostrana non può aver punto uno dei bimbi con malaria ricoverati nella stessa struttura di Trento dove era stata la bambina, e poi aver trasmesso la malattia alla bimba“. Dunque l’ipotesi è che la piccina sia stata punta da una zanzara ‘importata’, o sia stata contagiata in seguito ad uno scambio di sangue con una persona infetta. “Al momento non abbiamo alcuna evidenzia su queste ipotesi. Le indagini vanno avanti“, conclude.