Soffriva di depressione: un italiano è andato a morire in una clinica Svizzera pur non soffrendo di malattie incurabili

MeteoWeb

La Procura di Como ha aperto un’inchiesta sulla morte di un ingegnere di Albavilla (Como). Nei giorni scorsi è andato a morire in una clinica svizzera dove si pratica il suicidio assistito. L’uomo, come riferisce La Provincia di Como, non era affetto da malattie incurabili, ma era in cura per una depressione. In una lettera inviata ai servizi sociali aveva spiegato le sue intenzioni. Secondo quanto emerge, all’esame di pm e carabinieri vi e’ il ruolo di un amico dell’ingegnere che avrebbe accompagnato il professionista fino a Chiasso dove l’uomo ha preso un treno per la Svizzera. Il reato ipotizzato è istigazione al suicidio. La Procura di Como avviera’ una rogatoria presso l’Autorita’ svizzera per accertare quali siano i requisiti necessari per poter accedere al suicidio assistito.

Saranno probabilmente anche acquisite le cartelle cliniche dell’ingegnere di 62 anni. L’articolo 115 del Codice penale elvetico prevede che “chiunque per motivi egoistici istiga qualcuno al suicidio o gli presta aiuto e’ punito, se il suicidio e’ stato consumato o tentato, con una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria”. Questo non accade se “la persona che desidera morire prende ed esprime liberamente” la decisione di suicidarsi e questa decisione sia “ben ponderata e costante“, ma non sarebbero chiare le patologie che consentono il suicidio assistito. Il fascicolo aperto dal pm Valentina Mondovì è attualmente contro ignoti. Bisognerà ora capire se l’amico che ha accompagnato l’ingegnere a Chiasso avesse la consapevolezza dell’intenzione dell’uomo di andare in clinica per un suicidio assistito.

Condividi