Uragani: ecco come prevederli

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Come prevedere gli uragani? Come già noto, a seguito della riuscita e proficua impresa del colonnello Duckworth, sia Army Air Force, divenuta nel 1947 U.S. Air Force, che la U.S. Navy già a partire dal 1944 dettero inizio a voli regolari all’interno degli uragani per raccogliere informazioni volte a migliorare le previsioni e a prevedere tempestivamente i disastri sul suolo e sulle proprietà americane. A tal fine vennero creati specifici squadroni aerei con mansioni meteorologiche, gli Hurricane Hunters, i cosiddetti “cacciatori di uragani”; piloti temerari pronti a tuffarsi letteralmente in violentissimi uragani. Per spiare dall’interno un uragano in piena azione, come Irma o Harvey, occorre compiere, dunque, passi arditi, tipo volare nell’occhio del ciclone.

In un video diffuso nei giorni scorsi dalla National Oceanic Atmospheric Administration, è possibile vedere un’equipe di cacciatori mentre vola all’interno di potenti venti da record di Irma.Mentre i satelliti meteorologici permettono di tracciare il cammino dell’uragano (pensiamo al satellite SUOMI NPP della Nasa e dell’Agenzia Americana per l’Atmosfera e gli Oceani (NOAA), che sta seguendo Irma); le spedizioni di questi equipaggi aiutano a raccogliere dati relativi a temperatura, velocità e direzione del vento, oltre alla pressione atmosferica. Le informazioni sono raccolte utilizzato dropsondes, sonde cilindriche che trasmettono i dati mentre precipitano attraverso l’uragano fino alla superficie oceanica.

Tra gli altri metodi, quello delle boe oceaniche che misurano la temperatura superficiale degli oceani, inviando i dati a terra via radar. Una nuova frontiera scientifica,nel tentativo di prevedere gli uragani nel Golfo del Messico, prevedere il posizionamento di rilevatori di posizione satellitare sulla coda degli squali per rilevare la temperatura dell’acqua e le diverse profondità.Il pesce si comporterebbe come un sensore biologico: quando si immerge, crea una sorta di rilevazione verticale delle diverse temperature dlle acque marine. I sensori sono posizionati sulla cosa per non disturbare o minare la capacità di orientamento degli squali in acqua.

Da ultimo, ma non di certo per importanza, troviamo i  droni, veicoli senza pilota umano a bordo, sono diventati gli alleati indispensabili per l’uomo nella ricerca ambientale e meteorologica. E ora il NOAA, (National Atmospheric and Oceanic Administration) sta sperimentando il loro utilizzo per andare a caccia di uragani al fine di monitorarne il percorso e seguire l’evoluzione della perturbazione, così da migliorare la comprensione del fenomeno e la raccolta dei dati in aree non sicure per volo umano. Il drone che si getta nel cuore degli uragani si chiama Coyote, un veicolo piccolo e all’ apparenza fragile che  può volare fino a 50 miglia di distanza, arrivando così sempre più vicino al centro dell’uragano.

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