Dopo il passaggio dell’uragano Katrina, oltre 150 paesi si fecero avanti offrendo il loro aiuto in volontari, beni e denaro per far fronte alle devastazioni. Tra questi il Bangladesh, la Thailandia, la Germania, l’Olanda, il Kuwait, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, ma anche il Canada e Messico. Dopo il passaggio di Harvey sembra che pochi paesi abbiano offerto pubblicamente il loro aiuto: l’Unione Europea ha offerto satelliti, il Messico “aiuto e coordinamento” al Texas, senza entrare nel merito, il Canada, Taiwan, il Venezuela sostegno in altre forme, scrive il “Washington Post”. Nel corso di un briefing alla Casa Bianca, il portavoce Thomas Bossert ha riferito che i leader messicano e canadese hanno chiamato il presidente Donald Trump ma non è stato affrontato in particolare il tipo di contributo di questi paesi. “Il presidente non è sceso nel dettaglio, e neanche lo hanno fatto i capi di stato che hanno chiamato. Quindi credo che il loro scopo primario fosse quello di fare le condoglianze al presidente per le vittime”, ha detto.
Ora – commenta il Washington Post, è possibile che altre offerte di aiuto arrivino e che i vari paesi stiano cercando semplicemente di capire come evolve la situazione. Ma secondo Markos Kounalakis, professore alla Central European University, la spiegazione può essere un’altra: “Forse un Dipartimento di Stato distratto non è in grado di gestire le offerte di aiuto provenienti dall’esterno Oppure potrebbe trattarsi di una reazione ad una Casa Bianca deliberatamente autocentrata e pericolosamente provocatoria”. “Trump si alieni amici ed alleati lasciando intendere chiaramente che America first si traduce in una politica di aiuti che equivale a ciascuno per sé”, ha scritto sul Miami Herald.