In Italia, in quattro case su dieci, è presente un animale domestico. Più precisamente il 22,5% degli italiani ha almeno un animale da compagnia, il 9,3% ne ha due, il 4,1% ne ha tre e il 7,4% dichiara di averne più di tre. Il miglior amico degli italiani – spiega Mirna Moro sull’Almanacco della Scienza del CNR – resta il cane (60,8%) seguito dal gatto (49,3%) e poi, con grande distacco, da pesci e tartarughe (entrambi all’8,7%), uccelli (5,4%), conigli (5,2%), criceti (3,1%) e animali esotici (2,1%). A fine classifica si colloca il cavallo, che batte i rettili (1,9% contro l’1%) e l’asino (0,4%). In particolare, al Nord-Ovest il compagno più accolto resta il cane, con il 28,4% degli abitanti che lo preferisce al gatto (24%), al Nord-Est cane e gatto popolano invece in egual misura le case (23,2%), ma è al Sud (29,3%) e nelle Isole (29,5%) che il cane trova il suo habitat ideale. Lo rivela il rapporto 2016 dell’Eurispes, i cui dati ci aiutano a capire il business dei ‘pet’.
Ma qual è l’impatto economico di tale fenomeno e quanto spendono gli italiani per i loro amici? “Il mercato dei prodotti per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia in Italia chiude l’ultimo anno censito con un giro d’affari di 1.830 milioni di euro e un totale di 544.000 tonnellate commercializzate”, spiega Antonio Coviello, ricercatore dell’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo (Iriss) del Cnr di Napoli commentando i dati Eurispes e quelli del recente Rapporto Assalco-Zoomark. “Nel mondo, secondo quanto rilevato da Euromonitor International, il valore totale del mercato nel 2014, considerando non solo il pet food ma anche prodotti e accessori per animali, è di 98 miliardi di dollari, che corrispondono a più di 90 miliardi di euro. Negli ultimi cinque anni, nonostante la crisi economica, il business pet è quindi cresciuto del 10%, mentre negli ultimi 10 anni è aumentato di 20 miliardi di dollari”.
I proprietari italiani di animali domestici mostrano una diffusa attenzione per la loro salute e il loro benessere, che si manifesta con la scelta di alimenti di alta qualità, i cosiddetti premium e superpremium, e di elevata funzionalità, che permettano una dieta equilibrata e siano garanzia di salute e benessere. “Questo fa sì che le scelte d’acquisto siano indirizzate verso prodotti che accrescono il valore del mercato”, aggiunge Coviello.
Anche i social network sono veicolo di trasmissione delle informazioni e di attività di marketing finalizzate alla vendita. “Per quanto riguarda i canali di vendita, il tradizionale subisce gli effetti della crisi dei consumi, mentre mobile, internet e social consentono offerte più mirate. La domanda subisce infatti cambiamenti strutturali quale la crescente diffusione di cani di taglia medio/piccola, e lo sviluppo delle ‘catene’”. Adottare un animale è comunque una spesa. L’Eurispes rivela che la maggioranza (38,6%) di chi ha un animale si contiene entro i 50 euro mensili e più del 35% sta sotto i 30 euro. Solo il 19% spende fino a 100 euro mensili