“Sono convinto, quanto il Ministro Martina, che occorra in sede europea ribadire ancora una volta una posizione chiara e netta: l’agricoltura o e’ sostenibile o non e’ agricoltura, il che significa che non puo’, e non deve, assolutamente recare danni ad ambiente o salute pubblica”. E’ il commento del senatore Dario Stefano, capogruppo in Commissione Agricoltura del Senato, in merito alla decisione che verra’ presa a Bruxelles nei prossimi giorni sull’eventuale rinnovo o meno per i prossimi dieci anni della licenza europea sull’utilizzo del Glifosato.
“Le ragioni evidenziate dal centro di ricerca sul cancro dell’Istituto Ramazzini – continua Stefano – sono sacrosante e ricalcano quelle contenute in un altro importante studio redatto, in un recente passato, dai ricercatori dello IARC, l’Agenzia Internazionale per la ricerca sul Cancro, che classificava il glifosato come probabile agente cancerogeno per l’uomo, capace di intaccare il nostro Dna. Gia’ nel 2015, ho presentato un’interrogazione per chiedere chiarezza sul glifosato, sostanza utilizzata in quasi mille prodotti comuni per l’agricoltura, il giardinaggio e alla base di uno degli erbicidi piu’ diffusi: il tristemente famoso “Round Up” della Monsanto”.
“La ricerca scientifica purtroppo non e’ ancora in grado di chiarire le incertezze relative alla cancerogenicita’ del Glifosato/Roundup sollevate nel tempo dalle diverse Agenzie. Servira’ – continua Stefa’no – qualche anno ancora ma, invece di chiedere all’Europa di dimezzare il periodo di licenza all’utilizzo, portandolo da 10 a 5 anni, come suggerisce la dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice del Centro di ricerca sul cancro ‘Cesare Maltoni’ dell’Istituto Ramazzini di Bologna confidando nell’arrivo dei risultati di uno studio a lungo termine, io andrei oltre e chiederei addirittura la sospensione definitiva della licenza per poi riattivarla in qualsiasi momento successivamente, in totale assenza di rilevazioni preoccupanti. Con la salute pubblica – conclude Stefano – non si scherza e, come si suol dire in questi casi, prevenire e’ meglio che curare”.