“Grazie al bel tempo siamo ancora lontani dai picchi influenzali invernali, che di solito si manifestano tra dicembre e gennaio. Oggi registriamo una media di 160 accessi al giorno in pronto soccorso, di cui 30-40 per sindromi parainfluenzali con febbre, vomito, rinite e tosse“: lo spiega all’AdnKronos Salute il responsabile di pediatria dell’emergenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, Antonino Reale. “Si tratta di numeri che rientrano nella media stagionale, in linea con quelli dell’anno scorso“. “L’Istituto superiore di sanità non ha ancora trasmesso l’isolamento dei ceppi in Italia e nessun bambino al momento è stato ricoverato per sindrome influenzale, che generalmente causa febbre alta anche per 5 giorni. Le sindromi di questi giorni sono prevalentemente rinovirus e parainfluenzali, con sintomatologia simile ma meno severa rispetto all’influenza. Possiamo comunque dire che la situazione è sotto controllo“
“La terapia in questi casi è di sostegno e prevede l’utilizzo dei farmaci per tenere sotto controllo la febbre se supera i 38.5 gradi. Ma va ricordato che la febbre è utile all’organismo, è il sintomo della risposta delle difese immunitarie e perciò non va abbassata a tutti i costi. Il bambino poi non deve essere forzato a mangiare, e nel caso di sintomi gastroenterici è utile ricorrere ai sali minerali per reidratarlo“. “E’ molto importante tenere i bambini tranquilli in casa per il periodo della convalescenza. Oggi c’è la tendenza a rimandarli subito a scuola non appena la febbre scompare, ma così facendo si rischia di andare incontro a ricadute che possono portare anche a complicazioni e contagiare gli altri bambini. E’ sempre opportuno aspettare almeno un paio di giorni dopo la scomparsa della febbre prima del ritorno a scuola. Per ridurre la contagiosità è poi fondamentale lavarsi le mani. I virus infatti sono molto trasmessi attraverso i contatti. I genitori devono lavarsi prima e dopo aver toccato il bambino. Ma questa è una norma che andrebbe seguita sempre“.