Luna: etimologia e culto tra i popoli

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Sarà perché è il solo satellite naturale della terra, fattostà che noi umani abbiamo un rapporto ancestrale con la luna, che orbita a una distanza media di circa 384 400 km dalla Terra, abbastanza vicina da renderla osservabile a occhio nudo e da distinguerne alcuni rilievi sulla superficie, e che, essendo in rotazione sincrona, rivolge sempre la stessa faccia verso la Terra, mentre il lato nascosto, non visibile dalla Terra, è rimasto sconosciuto fino al periodo delle esplorazioni spaziali. Il termine italiano “Luna” (di solito minuscolo nell’uso comune, non astronomico) deriva dal latino l?na, da un più antico *louksna, a sua volta dalla radice indoeuropea leuk- dal significato di “luce” o “luce riflessa”. Dalla stessa radice deriva anche l’avestico raoxšna (“la brillante”) e altre forme nelle lingue baltiche, slave, nell’armeno e nel tocario].

Paralleli semantici si possono trovare nel sanscrito chandram? (“luna” considerata come una divinità) e nel greco ?????? sel?n? (da ????? sélas, “brillio”, “splendore”), esempi che mantengono il significato di “lucente”, sebbene siano di diversi etimi. Nelle lingue germaniche il nome della Luna deriva dal proto-germanico *m?n?n, assimilato probabilmente dal greco antico ??? e dal latino mensis che derivavano dalla comune radice indoeuropea *me(n)ses, dal chiaro significato odierno di mese. Da *m?n?n derivò probabilmente quello anglosassone m?na, mutato successivamente in mone attorno al dodicesimo secolo, quindi nell’odierno moon. L’attuale termine tedesco Mond è etimologicamente strettamente correlato a quello di Monat (mese) e si riferisce al periodo delle sue fasi lunari. Fin dagli albori del tempo la luna è stata per l’uomo oggetto di un fascino supremo. La regolarità del crescere e del calare,in particolare, ha sempre intrigato l’uomo, fino al punto che molti fenomeni della natura e dell’esistenza umana, quali la fertilità dell’uomo e dell’animale, la malattia e la salute, la nascita e la morte e l’amore e il matrimonio, anche ora sono frequentemente ascritti all’influenza della luna.

Adorata dagli antichi Egizi col nome di Iside, sul cui petto e capo era rappresentata una falce crescente; chiamata Sin-Samas-Istharn dagli Assiri e dai Babilonesi, a Efeso la Luna era adorata col nome di Lucina, dea della fecondità, avendo avuto cinquanta figli dal pastore Endimione, culto perciò particolarmente praticato dalle donne. A Diana venivano offerti i doni della terra, cervi bianchi, arieti e buoi. Nell’antica religione romana non mancavano i sacrifici umani sia a Diana che ad Artemide, dea della luce notturna, ovvero dea lunare .Nel mondo romano Diana Lucina fu ufficialmente onorata fino al IV secolo dopo Cristo con la solenne processione notturna del 13 agosto, fatta da donne che tenevano in mano una torcia. Durante il medioevo, la venerazione della dea venne ripetutamente investita dagli anatemi della chiesa e demonizzata. Ma Artemide-Diana, in realtà, era una figura protettrice: “puniva coloro che violentavano le vergini e si macchiavano di ogni altra sopraffazione, così come puniva coloro che esercitavano la caccia in modo selvaggio, effettuando una distruzione senza limiti. Anche i cuccioli, al pari dei bambini, erano sotto la sua protezione e dovevano essere risparmiati” .

La dea assisteva le partorienti e le balie, presiedeva alla crescita di ogni genere. Veniva invocata fino a una cinquantina di anni fa in filastrocche che si ripetevano quasi invariate in numerosi paesi della Sardegna centrale. Le ragazze le recitavano sedute in cerchio e battendo le mani, oppure in girotondo ad occhi chiusi, dopo aver guardato la luna. In Grecia il culto degli astri fu introdotto dal vicino Oriente , venne così adorata anche Selene, la Luna sotto forma di donna. Gli Arabi l’adoravano sotto il nome di al-Lâ t che significa “nume dei numi”. Presso i popoli germanici essa era una cacciatrice che cavalcava nella notte attraverso la foresta e di giorno in luoghi desolati sotto la forma di una bellissima donna. I documenti medioevali germanici le danno il nome di Holda o Holle “la benevola” e la figura di una strega. Nel pantheon nipponico la Luna, chiamata Tsuki-yomi-no-kami, occupa uno dei posti più elevati insieme a Amaterasu, la dea del Sole. Grandi e piccoli templi furono innalzati in suo onore. Possiamo ricordare il tempio della Dea Caelestis presso Cartagine, il tempio di Diana in Aventino ed il tempio di Efeso.

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