Non ha ancora un nome definitivo, ma il prototipo ha potenzialità enormi. Si tratta di un caschetto ”per la realtà aumentata” messo a punto da un gruppo di ricercatori di diversi Paesi e università europee. L’Adnkronos ha assistito in anteprima alla presentazione del ‘caschetto’ nella Clinica Odontoiatrica dell’Università di Cagliari, all’Ospedale San Giovanni di Dio, dove due dei ricercatori del team, il direttore della Clinica Vincenzo Piras, e il professor Raffaele Ciavarella, fisico, docente e ricercatore all’Università Sorbona di Parigi, ne hanno illustrato le qualità a studenti e docenti della Facoltà di Medicina.
La presentazione è stata voluta dal Direttore Generale dell’Aou, Giorgio Sorrentino, che ne ha da subito colto la grandissima potenzialità sia in campo di ricerca che della didattica. La scelta di presentarlo a Cagliari nelle strutture dell’Azienda Ospedaliera Universitaria è stata fatta proprio perché uno dei realizzatori, il professor Piras, dirige la clinica odontoiatrica cagliaritana e il Manager dell’Aou, Giorgio Sorrentino, visto il prototipo, vuole passare velocemente dalla teoria alla pratica con la sperimentazione ed applicazione sul campo medico.
Ad esempio il tutoraggio a distanza in sala operatoria, come nel caso della dimostrazione pratica fatta a Cagliari, dove il medico, il chirurgo o l’odontoiatra, esegue un intervento indossando il caschetto che trasmette in tempo reale al tutor che si trova a distanza e ne segue il buon andamento o fornisce indicazioni all’operatore sul campo operatorio.
Ma cos’è la ‘realtà aumentata’? ”Oggi si parla tanto di ‘realtà aumentata’, ma in generale, le sue applicazioni utili sono ancora abbastanza limitate a giochi, messaggi, mail, indicazioni stradali, guide ai musei – spiega all’Adnkronos Ciaravella -. Il problema vero non e’ la mancanza di tecnologia, ma il mercato e il target culturale, che sono ancora troppo legati alle nuove generazioni, le più semplici da indirizzare perché sono quelle nate quando il computer già esisteva, quelle che usano meglio il mouse della penna. Noi – prosegue – ci occupiamo di ‘sistemi complessi’ e spesso i nostri modelli e le nostre ricerche, pur diventando riferimenti mondiali e standard ISO, restano nei cassetti per anni prima di venire riscoperte ed essere usate. Ebbene, in questo caso, per esigenza mia e di alcuni colleghi ‘illuminati’, abbiamo deciso di investire, spesso personalmente, sulla produzione di qualcosa che usasse direttamente queste ricerche e portasse, citando Ford, a un reale beneficio per la collettività”.
”La realtà aumentata – spiega il fisico della Sorbona – aggiunge informazioni e contenuti a ciò che possiamo direttamente percepire con i nostri sensi, ci consente quindi di essere collegati con altri sensori o con altre informazioni, con altre intelligenze, di avere le informazioni nel luogo più opportuno istantaneamente, in modo naturale e senza dover imparare altri linguaggi o occuparsi di complesse tecnologie. In sostanza con la realtà aumentata si possono vincere le limitazioni dei nostri sensi, quelle di spazio e di tempo, insomma, il sogno di ogni buon fisico”.
Per realizzare questo obiettivo di semplicità ed efficacia si sono affrontati ”problemi di modellizzazione della conoscenza, di metodologia, di potenza di calcolo dei processori, di telecomunicazione di fisica e persino di matematica quindi sistemi complessi. Oggi rendiamo visibili i risultati di anni di sforzi, in continua e rapida evoluzione. Ora le sperimentazioni sul campo e gli utenti ci diranno se abbiamo fatto un buon lavoro”.
Il caschetto, che funziona in collegamento wireless con un pc portatile, è dotato di numerosi sensori, lenti e ‘librerie’ di immagini. ”Tutti i comandi sono impartibili anche vocalmente – spiega Piras -, e questo permette di avere le mani libere per operare, ingrandisce quello che sto vedendo (ad esempio una gengiva o un vaso sanguigno) fino ad otto volte, consente di filmare senza interruzione, fotografare, evidenziare le differenze tra quello che sto facendo e quello che dovrei fare, mi permette di sapere dove passano i vasi sottocutanei, quelli profondi, mi fa vedere in 3D, consente di navigare nella letteratura medica e avere tutti gli esami clinici eseguiti sul pazienti, permette di lavorare sempre con dei riferimenti colorimetri e ambientali stabili e ottimali, riduce al minimo lo sforzo fisico e della vista (autofocus, autoiris, HDR) e svolge per me istantaneamente lunghe e complicate ricerche confrontando immagini con migliaia di altre (in librerie) e mi evidenzia le differenze”.
L’utilizzo in campo medico è praticamente a 360° e spazia dalla didattica a distanza, al tutoraggio clinico: ”Ad esempio – prosegue Piras – io osso trovarmi in Australia e il mio tutor da Roma segue ciò che sto facendo, parlandomi, e addirittura indicando sul mio schermo, dentro gli occhiali, il punto o la regione (anatomica, ndr) da considerare”.
Poi c’è la ‘second opinion’, cioè quando, durante la visita di un paziente, si condivide la diagnosi in diretta con un collega o un super esperto che in quel momento sta dall’altra parte del mondo. Con una battuta ”potrei spiegare semplicemente: una mamma che è lontana da casa ed a cui figli chiedono dove siano determinati oggetti in casa. Con il caschetto o una sua applicazione sul cellulare lei li potrà guidare a trovare in frigorifero o nell’armadio ciò che cercano, cosi come potrà valutare il livello di cottura dell’arrosto e chiedere alle sue ‘mani remote’ di spegnere i fornelli”.
”In ospedale – riprende Ciaravella – è facile pensare a quanto si può fare, ma pensiamo anche al medico condotto che dal suo ambulatorio del paese potrebbe finalmente condividere con lo specialista una diagnosi senza tempi e spese di trasporto. In un momento di crisi per mancanza di risorse ,questo permetterà un risparmio enorme di denaro. Pensiamo al medico o all’infermiere che in Africa deve curare il paziente e si trova isolato: con il caschetto potrà avere al suo fianco in tempo reale chi lo supporta e lo guida. Pensiamo -conclude – a quanto ci si potrà guadagnare in termini qualità, risparmio, viaggi, tempi e in diagnosi”.