“Per le due collaborazioni LIGO-Virgo e’ un grande riconoscimento per il successo ottenuto e per gli anni che verranno. Siamo riusciti a rilevare almeno quattro onde gravitazionali e ancora stiamo analizzando i dati dell’ultimo run scientifico”. Lo ha detto all’AGI Mario Drago, l’italiano che ha visto per primo le onde gravitazionali insieme al collega Gabriele Vedovato dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
Sono stati infatti i due scienziati italiani a vedere per primi l’onda gravitazionale che lo scorso 14 settembre alle 11,50’45” ha investito il nostro pianeta e ha fatto scattare le antenne dei rilevatori ultrasensibili del Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) in Lousiana e nello stato di Washington. Il caso vuole, infatti, che ad Hannover dove ha sede l’Albert Einstein Institute, a guardare nella lente di questo sofisticatissimo cannocchiale gravitazionale che e’ LIGO, ci fosse il 33enne padovano, Drago, un cervello in fuga.
“Ricordo che ero al lavoro al computer. Stavo preparando l’ennesimo articolo da sottoporre a pubblicazione”, racconta Drago. “Appena ho aperto la mail che il nostro sistema invia in maniera automatica – ha detto – ho visto subito che c’era qualcosa di particolarmente interessante e ho chiamato immediatamente il mio collega a Padova. Non sapevamo bene se essere felici o se essere scettici. L’unica certezza era che questa volta eravamo di fronte a qualcosa di particolare”. Tanta la soddisfazione.
“Sono stato io e i miei colleghi di Padova, Trento e Florida ad aver messo a punto l’algoritmo che valuta i dati raccolti dell’interferometro – ha spiegato – e decide di inviare la mail di alert. In altre parole siamo stati noi a mettere su il sistema di allarme automatico attraverso il quale l’esperimento comunica i dati che vengono registrati dagli strumenti in tempo reale”. Si tratta di un sistema molto complesso che raccoglie le misurazioni effettuate dagli strumenti.
“Parliamo di variazioni davvero piccole – ha specificato il fisico padovano – dell’ordine del milionesimo di millimetro. Per cui dobbiamo essere estremamente precisi. Abbiamo disegnato un algoritmo che e’ in grado di rilevare segnali consistenti con possibili onde gravitazionali nel ciclo di queste misurazioni. In questo caso l’algoritmo attiva un sistema che invia in automatico una mail a un gruppo di persone che poi hanno il compito di interpretare l’anomalia riscontrata dal sistema”.
L’entusiasmo per la scoperta, a cui si aggiunge quello del Nobel, non e’ pero’ piu’ grande dell’entusiasmo con cui lo scienziato continua a lavorare, specialmente dopo quel famoso 14 settembre. “L’astronomia gravitazionale e’ aperta e sono sicuro ci riservere’ un sacco di novita’ scientifiche. La consegna del Nobel per Weiss, Barish e e Thorne – ha concluso – riconosce questo grande risultato, che non e’ solo la fine di un processo durato molti anni, ma l’inizio di una nuovo modo di studiare l’Universo”.