La malaria è “un’emergenza globale” e “l’Europa e l’Italia non sono un mondo a parte: l’intensità dell’attuale movimentazione globale di merci e persone espone” anche Paesi come il nostro “al rischio che il trasporto di zanzare o persone infette possa reintrodurre la malattia. Sia con episodi isolati, ma non per questo meno gravi, come dimostrano le cronache recenti. Sia, come nel caso della Grecia tra il 2010 e il 2013, con focolai epidemici sostenuti dalle zanzare autoctone“. Gli scienziati della rete nazionale Imn, Italian Malaria Network, scrivono così in una lettera aperta al Governo e in particolare ai ministri della Salute, Beatrice Lorenzin, e all’Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli. L’obiettivo, in vista del G7 sulla Salute in programma in novembre a Milano, è lanciare “un forte appello a sostenere con adeguati investimenti la ricerca italiana nella lotta alla malaria“.
L’Imn riunisce 10 tra le principali università, strutturate nel Centro interuniversitario per la ricerca sulla malaria (Cirm), e l’Istituto superiore di sanità. Nella missiva firmata dal decano del network, Donatella Taramelli dell’università degli Studi di Milano, i ricercatori puntano l’accento sui “recenti fatti di cronaca nazionale“, con episodi di malaria che hanno creato allarme nella Penisola. Ma “tutte le dichiarazioni e gli impegni internazionali – notano – continuano a ignorare il fatto che oggi in Italia esiste e opera, pur tra grandi difficoltà, un gruppo di malariologi con esperienza multidisciplinare, che si occupa di ricerca scientifica di base sul parassita e su i vettori, di ricerca clinica integrata e farmacologica, nonché di attività di cooperazione e di formazione nel campo della lotta alla malaria“.
Per gli scienziati “è preoccupante osservare che dal 2000 al 2015, in un periodo in cui l’impegno finanziario internazionale nella lotta alla malaria è cresciuto di 20 volte e i maggiori Paesi industrializzati europei, quali Gran Bretagna, Olanda, Francia e Germania, hanno continuato a destinare consistenti risorse economiche allo studio di questa malattia, il finanziamento pubblico italiano riservato alla ricerca malariologica è stato praticamente nullo. I pochi gruppi di eccellenza attivi in questo campo hanno vissuto e vivono quasi esclusivamente grazie a fondi ottenuti da agenzie internazionali o fondazioni private“. Per questo “vi chiediamo un concreto sostegno alla ricerca italiana per la lotta contro la malaria – si legge nella lettera – che, annunciato in concomitanza con la Conferenza di Milano, costituirebbe un segnale importante in linea con le linee programmatiche sostenute dalla nostra Presidenza del G7, e anche un significativo sprone agli altri Grandi a continuare e a rafforzare ulteriormente il proprio impegno“.
“Il nostro Paese – evidenzia l’Imn – vanta una lunga tradizione di successi nella lotta alla malaria (basti ricordare la scoperta da parte di Giovan Battista Grassi, condivisa con l’inglese Donald Ross, della zanzara quale vettore della malattia)“. Non solo: “Ha già contribuito all’ideazione, alla creazione e al successo del Fondo globale per la lotta contro la malaria, la tubercolosi e l’Aids e lo scorso anno, durante la V Conferenza per il rifinanziamento del Fondo, si è distinto per aver incrementato più degli altri Stati membri il proprio impegno finanziario con l’erogazione di 140 milioni di euro per il triennio 2017-19“.
“L’Italia – prosegue la rete di scienziati – inoltre ha aderito all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, in cui la lotta alla malaria è inclusa nell’Obiettivo 3-Good health and well-being. Recentemente, in occasione di diversi appuntamenti internazionali, il nostro Governo ha confermato questo impegno dichiarando di considerare l’attenzione all’Africa una priorità, proponendo nuovi investimenti e interventi di sviluppo e cooperazione“. E ora, “organizzando la Conferenza sulla salute del G7, l’Italia ha una grande opportunità per dimostrare il suo ruolo di leader nella ricerca e nell’innovazione su temi sanitari di impatto globale“.
“I gruppi della malariologia italiana – scrivono i ricercatori a Lorenzin e Fedeli – rivolgono dunque a voi questo appello perché ritengono che l’importante e valido impegno del nostro Paese di devolvere ingenti fondi alla comunità internazionale e all’Africa per lo sviluppo della salute globale e il contrasto delle malattie della povertà corra il rischio di essere vanificato, se non accompagnato dal complementare impegno a costruire e sostenere in Italia la ricerca scientifica necessaria al raggiungimento di quegli obiettivi. La qualità e ampiezza delle competenze della ricerca malariologica italiana – conclude la la lettera – garantiscono che dedicare oggi fondi alla ricerca in questo settore permetterà all’Italia di eccellere nei settori della diagnostica, controllo, prevenzione e terapia della malaria, di essere protagonista nelle future collaborazioni internazionali in questo campo, e di contribuire con una prospettiva solida e di lungo periodo alla scomparsa della malaria dal nostro pianeta“.