Il 25% del totale delle giornate di lavoro perse è legato alla depressione. E non è l’unico ostacolo che questa condizione crea all’attività lavorativa: dal 25% al 50% delle persone depresse manifestano un evidente calo di produttività. Sono i dati che emergono da studi recenti usati dall’Oms per fare il punto sul tema chiave della giornata mondiale della salute mentale, che si svolgerà il 10 ottobre.
Un punto cruciale quello dell’occupazione considerando che, dall’altro lato, era già dimostrato che l’assenza di lavoro ed il precariato sono associati ad un maggior rischio di depressione. Diversi studi attestano anche che alcune situazioni negative in ambito lavorativo abbiano un significativo impatto sulla salute mentale dei lavoratori. Ad esempio risulta come fenomeni di ‘bullismo’ siano frequenti fra persone affette da depressione, e che nel 30% dei casi il bullismo era antecedente all’esordio della depressione, indicando una correlazione con le problematiche relazionali in ambito lavorativo.
“Sono dati che spaventano – spiega il presidente della Società italiana di psichiatria, Bernardo Carpiniello, direttore della Clinica psichiatrica della azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari – perché il lavoro, che per anni è stato fonte di reddito, di prospettive familiari e di realizzazione di sogni, insomma di felicità, diventa oggi, nelle forme attuali (velocità, reattività, interazione immediata, costante sottoposizione a valutazioni personali) causa di problemi e di patologie mentali. Con costi sociali umani altissimi“.
Più in generale dati internazionali e nazionali ci dicono che problemi depressivi e d’ansia sono i più comuni e diffusi disturbi mentali. Si stima che nel mondo, oltre 300 milioni di persone soffrano di depressione, e più di 260 milioni manifestino disturbi d’ansia. In Europa soffrono di depressione circa 40 milioni di cittadini, mentre in Italia sono circa 10 milioni coloro che soffrono di disturbi depressivi e/o ansiosi lungo l’arco della loro vita. In un anno soffre di sindromi depressive circa il 5% della popolazione italiana adulta, vale a dire più o meno 3 milioni di persone.
“La depressione è, già oggi – spiega Carpiniello – la seconda malattia invalidante al mondo e si stima che nel 2030 sarà sul gradino più alto di questo non invidiabile podio, con altissimi costi sociali e un forte impatto economico. Un recente studio condotto dall’Oms stima che depressione e ansia costino in termini di economia globale circa 1 trilione di dollari ogni anno. La depressione in particolare ha un impatto pesantissimo sulla nostra capacità lavorativa e sulla produttività. Essa è infatti la prima causa di giornate perse fra tutte le patologie, oltre che tra le principali cause di calo della produttività sul lavoro“.
La Società italiana di psichiatria, ricorda il presidente Sip, ha recentemente promosso, sotto l’egida della XII Commissione del Senato della Repubblica, una indagine conoscitiva sulla depressione per capire quali possano essere i suggerimenti di indirizzo che il Parlamento può dare al Governo sul tema, ma anche riportare nel dibattito pubblico un problema che interessa moltissime persone, e che viene spesso misconosciuto. “La Sip – conclude Carpiniello – ritiene fondamentale costituire una vera e propria rete per combattere la depressione, promuovendo validi percorsi diagnostici e terapeutici in collaborazione con la medicina generale, la pediatria, la scuola, gli ambienti di lavoro, consapevoli che per avvicinare le persone alle cure occorra combattere la disinformazione e il persistente stigma, che allontana le persone dalle cure necessarie“.