“Un fenomeno enorme di antibiotico-resistenza” minaccia l’Italia e l’uso e abuso di farmaci si verifica anche in urologia: secondo gli specialisti in circa il 40% delle cistiti, cosi come per altre infezioni del tratto urogenitale, c’è un uso inappropriato di antibiotici. L’allarme è stato lanciato durante il 90° Congresso nazionale della Siu, la Società italiana di urologia, in corso a Napoli. “Ormai da tempo questa problematica è una vera e propria priorità di sanità pubblica a livello mondiale. Non soltanto per le importanti implicazioni cliniche, ma anche per la ricaduta economica delle infezioni da batteri antibiotico-resistenti, dovuta al costo aggiuntivo richiesto per l’impiego di farmaci e procedure più costose, per l’allungamento delle degenze in ospedale e per eventuali invalidità“, spiega Vincenzo Mirone, professore ordinario di Urologia all’Università Federico II di Napoli e segretario generale della Siu.
“Le infezioni urologiche, per la loro larga incidenza e per il fatto che sono spesso sottovalutate e trattate autonomamente dal paziente, sono uno dei motivi principali dello sviluppo di tali resistenze. Basti pensare alle cistiti nelle giovani donne. C’è poi il problema dell’autoprescrizione che è un dato non stimabile, ma molto diffuso“.
Per combattere l’antibiotico-resistenza resta fondamentale che il paziente eviti il ‘fai da te’: “Di fronte a una cistite batterica è importante il riconoscimento del germe e l’utilizzo dell’antibiotico giusto, per il tempo giusto e la concentrazione giusta. Quando si insiste nell’uso di antibiotici – conclude Mirone – non solo si rischia lo sviluppo di resistenze ma si uccide fra l’altro anche la flora batterica normale che gli esseri umani hanno a livello intestinale e che ha un ruolo fondamentale nel mantenere il nostro benessere“.